Giuseppe Culicchia, Il paese delle meraviglie, Garzanti, 2006
N a r r a t i v a |
Siamo nella provincia piemontese. I protagonisti sono due adolescenti compagni di scuola: Attilio, detto Attila, voce narrante, taciturno e riflessivo, che arrossisce per un nonnulla, destinato dai genitori allo studio della ragioneria e successivamente a un aborrito impiego in banca e Francesco Zazzi, detto Franz, di estrema destra, bellicoso, istintivo, "gli occhi azzurro pazzo", in apparenza estroverso, in realtà fragile e impaurito, che trascina Attilio in una sempre più convinta e aperta ribellione alle fruste consuetudini del mondo degli adulti. C'è poi Mollo, ragazzino obeso e di buon cuore, che conosce a memoria tutte le formazioni della Juventus, una sorte di testimone delle vicende degli altri due. E Margherita, la biondina liceale figlia di un dentista, concupita a distanza da Attilio, ma bella e impossibile. Attilio (Attila) e Francesco (Franz) hanno due psicologie complementari. L'amicizia che si sviluppa tra di loro è romantica, leale, intensa. Il padre di Attilio fa l'operaio ed in famiglia è privo di autorità. Vessato e disprezzato dalla moglie, che gli rinfaccia l'incapacità di garantirle l'agio economico, egli si ritira sconfitto in garage a costruire gabbie per canarini. Contro il depresso clima familiare, Attilio ha un un'ancora di salvezza rappresentata dalla sorella Alice, di qualche anno più grande di lui. Lei e il nonno sono presenze affettuose e positive, le uniche in grado di capirlo. Alice, la cui esistenza avrà un tragico epilogo, se ne va presto di casa, ma ogni tanto ritorna e sprona il fratello a lottare per una vita migliore:
Francesco, di contro, ha un rapporto difficile con la madre. È un isolato. L'unico affetto sincero, di conforto alla sua disperazione e solitudine esistenziale, è l'amico Attila. Fanno da contrappunto alla narrazione la descrizione dell'Italia industriale e dissestata degli anni Settanta e gli eterni dolori degli adolescenti: la campagna e il paesaggio violentati dai geometri, le gite domenicali con la famiglia sulla Cinquecento bianca, i primi televisori a colori, la noia della vita di provincia, gli stanchi menage coniugali dei grandi, il consumismo e le piccole invidie di vicinato, le gite scolastiche a vedere i mosaici bizantini a Ravenna, la prof sessantottina, le assemblee, il terrorismo, le coetanee più belle che corrono appresso a quelli con la moto, la musica, il movimento punk dei capelli sparati e del No future, la tentazione delle droghe, il prete di Religione affiliato a Comunione e Liberazione, le ansie, le risse, i disagi, le incertezze del diventare grandi. La famiglia non è già più la tradizionale monolitica famiglia patriarcale, ma è la lacerata famiglia moderna, percorsa da inquietudini, rancori e incomprensioni, mentre i ragazzi cercano di smarcarsi dalle aspettative dei genitori e di sviluppare una loro identità autonoma. I giovani più svegli fanno tabula rasa delle abitudini e dei riti piccolo-borghesi e cercano una vita più genuina e confacente alle loro aspirazioni. Il romanzo si compone di 101 capitoli brevi più una sintetica
appendice che annota i principali avvenimenti di cronaca del 1977, anno
in cui è ambientato il racconto.
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25.03.13 |