IL FUTURISMO

Il futurismo è simboleggiato dal Manifesto del futurismo, apparso per la prima volta in lingua francese sul quotidiano “le figaro” nel 1909, era firmato dal poeta e scrittore Filippo Martinetti, italiano di nascita ma francese di formazione. Il manifesto dimostra un “disprezzo della donna”, che è da intendere come il disprezzo per l’immagine di quella donna intrisa di un voluttuoso romanticismo, creata e diffusa da tanta letteratura dell’epoca. Molti dei temi toccati dal manifesto fanno già parte, invece, del panorama culturale internazionale e italiano. In questi anni si assiste alla nascita di una nuova estetica della macchina a opera di Marasso il cui saggio “La Nuova Arma (la macchina)” si segnala come un’anticipazione rispetto al tema futurista della velocità e della sua bellezza. Per comprendere lo sviluppo dell’arte futurista è determinante il clima ideologico e politico fatto di nazionalismo e di una confusa aspirazione al rinnovamento e all’azione. L’Italia di inizio secolo vive con ritardo una propria piccola rivoluzione industriale, cui si accompagna un forte incremento della popolazione, un suo massiccio spostamento interno verso le città, i poli produttivi delle regioni del nord e una grande ondata di emigrazione verso le Americhe. In campo politico venne assunto un nuovo ruolo dai ceti poveri, sospinti dagli ideali del socialismo, sia dai cittadini cattolici, cui fino ad allora era stato vietato dall’autorità ecclesiastica di prendere parte attiva alla vita politica.  Nel manifesto viene ribadito da un lato l’obiettivo di svecchiare la cultura italiana, mentre nell’ultimo dei punti programmatici del manifesto descrive un moderno panorama urbano che sembra rivolgersi ad un contesto europeo. Il futurismo si segnala, rispetto al Cubismo) una visione estetica che abbraccia i vari campi della letteratura e dell’arte e l’intero modo di concepire la vita. Tra gli espedienti più originali sono le cosiddette serate futuristiche, ossia convegni teatrali di carattere a metà tra la rappresentazione e il comizio e declamazioni di poesie, manifesti e proclami volti a suscitare nel pubblico le reazioni più violente e rumorose, fino alla rissa. In una di queste serate venne reso noto il manifesto dei pittori futuristi al quale farà seguito il manifesto tecnico della pittura futurista, firmati da Umberto Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini. Il primo dei due manifesti ha prevalenza di contenuti teorici; viene ribadito il rifiuto della tradizione e della mentalità accademica e convenzionale. Il manifesto tecnico offre invece indicazioni più precise riguardo al principio basilare della pittura futurista che privilegia l’immagine del movimento. Il poeta futurista fa uso libero del verso, usa nuove immagini raddoppiando i sostantivi e sopprimendo gli aggettivi; è in uso il verbo all’infinito e l’onomatopea. A questo si aggiunge una vera e propria rivoluzione tipografica. Uno dei primi e più noti libri futuristi di tavole parolibere è il marinettiano Zang Tumb Tumb ispirato alla guerra e in particolare all’assedio di Adrianopoli del 1912. L’obiettivo di quest’opera è di dare al lettore la sensazione della simultaneità degli eventi. Il culto  futurista  dell’azione si traduce anche sul piano politico in una serie di dichiarazioni e di gesta espresse nel programma politico  futurista firmato da Marinetti, Boccioni, Carrà e Russolo nel 1913. l’avventura politica dura solo due anni. Comincia con la fondazione di un partito politico futurista e culmina in una alleanza con i fasci di combattimento di Benito Mussolini e si conclude quando Martinetti scioglie questa alleanza per riportare il Futurismo entro i confini della sola esperienza artistica.  

 

(elettra d'a.)