Uno psichiatra e psicoanalista tra i più accreditati nel nostro Paese, con alle spalle decenni di esperienza professionale, ci introduce all'affascinante quanto misterioso e intricato mondo della
psiche adolescenziale e giovanile. Già docente
di Psicologia Dinamica all'università Statale di Milano, il medico
veneziano, ma
milanese di adozione, oggi insegna alla Scuola di Psicoterapia
dell'Adolescenza Minotauro. Gustavo Pietropolli Charmet ha lavorato e lavora tuttora in servizi che si occupano della salute mentale dei giovani, per cui conosce in modo diretto e approfondito i termini del loro disagio.
Casi di anoressia, autolesionismo, tendenze suicidarie, ritiro sociale costituiscono il repertorio quotidiano del suo lavoro. Il suo libro è perciò estremamente interessante.
Per Pietropolli Charmet, il malessere giovanile è riconducibile al difficile passaggio di ragazze e ragazzi dal mondo spesso ovattato dell’infanzia al mondo più adulto dell'adolescenza e della giovinezza, dove le regole cambiano e dove è richiesto al soggetto di agire più autonomamente rispetto alle direttive di genitori e insegnanti e di prendere in considerazione aree esistenziali nuove e contraddittorie, fonte di curiosità e piacere quanto di apprensione: il sesso, l’amore, il rapporto con i coetanei, l'autorealizzazione, l’individuazione delle proprie inclinazioni, la scelta dell’indirizzo di studi o professionale. Sono alle prese con un corpo che cambia repentinamente, si trasforma e a volte non soddisfa le aspettative proprie e altrui, generando un sentimento profondo di vergogna.
Ecco, la vergogna. Per lo psichiatra milanese è proprio la vergogna il sentimento che ha ormai sostituito la colpa nel vissuto contemporaneo e potrebbe costituire il motore principale dei disturbi adolescenziali. Mostrarsi in pubblico, a scuola, e sui social può costituire per molti un’esperienza poco piacevole, addirittura drammatica, che comporta il rischio non di rado di subire i lazzi crudeli dei coetanei.
Inoltre, proprio il fatto di avere un corpo non viene accettato da taluni, in quanto sembra a loro che la corporeità condizioni troppo la loro esistenza.
A tutto ciò si aggiunge l’incertezza del futuro e la
perdita della speranza in una società che cambia in modo vertiginoso e che trascina nel radicale cambiamento tutte le secolari istituzioni che la reggevano: la Chiesa e la fede religiosa, la famiglia (non più patriarcale con l'erosione dell’autorità del padre), la scuola che non si adegua abbastanza velocemente alla mutata soggettività dei ragazzi, il mondo del lavoro e delle professioni incapace di rispondere ai bisogni occupazionali della gioventù.
Molti temono l’insuccesso, il fallimento, l’inadeguatezza, il non essere all’altezza delle aspettative, con le conseguenze dell'insignificanza sociale e dell’invisibilità. Conseguenze che contrastano con il profondo bisogno di essere ammirati. Pietropolli Charmet - in questo assolutamente innovativo - ammette di non credere molto al complesso di Edipo e nemmeno all'influenza deterministica delle esperienze dei primi tre anni di vita, come generatori di disagi psichici nel corso dell’esistenza. Egli crede che i problemi esistenziali abbiano origine nel presente e nel presente conoscano le proprie cause.
Nel libro ci sono poi pagine assolutamente definitive sui concetti di
colpa e rimorso.
La lettura del saggio di Pietropolli Charmet avvince, inchioda il lettore alla pagina, anche se a volte capita di non essere d’accordo con le prospettive ideologiche dell'autore. Per esempio non convince del tutto l'enfasi sulla socialità, sul rapporto stretto ed esteriore con i coetanei che, se va bene nel caso di soggetti estroversi, non corrisponde forse alle esigenze di tutti i ragazzi, anzi può risultare, a mio avviso, controproducente per chi ha un temperamento diverso.