copertina libroNon si tratta dell’ennesimo manuale di scrittura creativa, ma di una serie di capitoli che affrontano il tema della scrittura da diverse angolazioni. Ricorrendo a una prosa semplice, chiara, aliena dai cliché, l’autore ci parla della propria vita e del posto che vi occupa la letteratura e quindi non solo la scrittura, ma anche la lettura.

Il registro è quello confidenziale, narrativo, colloquiale e il risultato è di estrema piacevolezza. Sposato precocemente, laureato in letteratura, occupatissimo gestore di un avviato bar di tendenza, Murakami dice di essere diventato scrittore quasi per caso e di aver avuto l'illuminazione sul suo futuro di narratore mentre assisteva a un incontro di baseball. Il suo primo romanzo breve, Ascolta la canzone del vento, venne premiato e il riconoscimento ottenuto costituì lo sprone decisivo per continuare l’attività di narratore. Non è sufficiente quindi avere talento per ottenere il successo nel mondo delle lettere, ma che il talento venga portato a galla e, soprattutto, che venga riconosciuto.

Poco socievole e scarsamente incline ai contatti interpersonali, Murakami ha saputo mettere queste sue caratteristiche temperamentali al servizio della scrittura, attività che richiede concentrazione, riflessione, raccoglimento, solitudine e la capacità di saper contare quasi unicamente su se stessi.
Maniaco della forma fisica, Murakami dedica almeno un’ora tutti i giorni alla corsa e al fitness, al punto di cimentarsi persino in una disciplina dura come il triathlon. Egli è convinto che il mestiere di scrivere richieda vigore fisico, per cui anche la cura del corpo riveste notevole importanza. Lo scrittore, come un sommozzatore, deve calarsi nelle profondità del proprio caos interiore, del proprio inconscio, della propria anima e portare in superficie tesori e contraddizioni, forze oscure e pulsioni benefiche. E per fare questo deve attingere a grandi riserve di energia.

Un capitolo lo scrittore giapponese lo dedica alla scuola. In una società globale che riconosce alla scuola il monopolio della formazione dell’individuo, Murakami va controcorrente. Afferma di dovere assai poco alla scuola, di essersi annoiato a morte durante tutto il ciclo di studi, di essere stato uno studente mediocre e di essersi laureato quasi per dovere e che l’unica sua salvezza sono state le sterminate letture personali. Esprime un certo scetticismo anche sull’utilità delle scuole di scrittura.

Non mancano naturalmente nel libro i suggerimenti specifici all’aspirante scrittore. Secondo l’opinione dell'autore di Norwegian wood, prima di intraprendere la professione di romanziere è necessario leggere molto e di tutto. E fare esperienza del mondo, non necessariamente esperienze forti, basta osservare se stessi, gli altri e la realtà esterna con attenzione e con mente sgombra da preconcetti, senza aver fretta di giudicare persone e situazioni.
Scrivere è ritmo, magia, capacità di assemblare il materiale accumulato negli anni nella nostra mente, immagini, sensazioni, ricordi, impressioni, magari in apparenza assolutamente banali. Per scrivere è necessario darsi tempo. Non si scrive principalmente di getto, ma si fa una prima stesura, cui seguono innumerevoli revisioni. Si sottopone poi il testo all’esame di persone di fiducia (per Murakami è la moglie ) e infine a lettori professionali delle case editrici, gli editor. In base alle critiche ricevute e valutate con attenzione, si procede a una nuova revisione.

Se non si insegue questa perfezione, se non ci si dà tutto il tempo necessario per elaborare e far riposare quanto scritto, se non ci si riflette sopra, si otterranno risultati decisamente insoddisfacenti. E, a quel punto, tanto vale non scrivere.

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