Sulla scorta del Pennac di Come un romanzo, Alessandro Piperno (Roma, 1972), docente di Letteratura francese a Tor Vergata, reclama che il lettore abbia i suoi diritti. E, quando parla di lettore, non si riferisce allo studioso, all'accademico, quello che disseziona i testi narrativi come fossero cadaveri distesi sul tavolo anatomico. No, Piperno prende le parti del "lettore comune", come lo definiva Virginia Woolf. Anzi, conia per questo tipo di lettore una nuova definizione, quella di "libero lettore". Ma chi è il libero lettore? È colui (più spesso colei) che legge per diletto, per trarre dall'atto di lettura un piacere, sensuale prima ancora che intellettuale.
"Dopotutto i libri sono strumenti di piacere, come la droga, l'alcool, il sesso [...]."
E quando parla di lettore, Piperno si riferisce principalmente al lettore di romanzi. Il libero lettore è colui che se un libro non gli piace e non lo convince, lo lascia perdere, lo abbandona. Non si pone il problema di inquadrare la propria lettura all'interno della storia letteraria, di incasellarla in categorie critiche, di appiccicarle delle etichette scolastiche. Cerca quei romanzi che siano in sintonia con il suo essere, che vibrino in armonia col suo mondo interiore, che gli cambino la vita, non che lo facciano sbadigliare.
Il modello del libero lettore è per Piperno Michel de Montaigne. Chiuso nella sua torre, lontano da ogni elemento di disturbo, egli si gode la prorpia biblioteca, legge a caso da un volume, passa rapidamente ad un altro, riflette, fantastica, prova piacere. Eventualmente scrive delle annotazioni intorno a ciò che ha letto. Cerca di non stancarsi troppo, passeggia, osserva il panorama, ozia, perde tempo.
Il libero lettore non ama la lettura veloce, ma centellina l'opera romanzesca; non divora un romanzo come fosse un budino, ma indugia su quei passaggi e quegli snodi che lo deliziano.
Contravvenendo alle proibizioni di quel grande scrittore e critico letterario che fu Vladimir Nabokov, il libero lettore ama i personaggi e ama identificarsi con loro. Sa bene che un personaggio ben riuscito fa la fortuna di qualsiasi romanzo e il godimento di ogni lettore. Tuttavia, Piperno ci invita a non aspettarci dai romanzi e dai loro personaggi delle risposte definitive alle grandi domande della vita. Perché tali risposte non esistono, mai, per nessuno.
A forza di leggere il lettore dovrà essere in grado di affinare il proprio gusto, distinguere il grano dal loglio, l'oro dall'ottone. Il Don chisciotte e un romanzetto rosa non hanno la stessa qualità. Anche se non esiste un metodo oggettivo per dimostrae in modo incontrovertibile la superiorità dell'uno sull'altro.
Spesso, dopo un po' di tempo che abbiamo letto un romanzo, non ci ricordiamo quasi più niente. Però dentro di noi, nella nostra memoria, rimane indelebile la particolare atmosfera prodotta dal nostro incontro col testo. Talvolta invece riusciano persino a parlare di romanzi che non abbiamo mai letto, ma di cui abbiamo sentito altri discettare o scrivere.Certi libri importanti non vanno letti troppo presto. A vent'anni non si ha la maturità e la forma mentis adatta per comprenderli appieno. Soprattutto mancano quelle esperienze vitali, non di rado dolorose, che affinano la nostra sensibilità e saggezza. Per tale motivo, nel caso dei grandi romanzi è raccomandata la rilettura:
"Il che chiarisce perché di solito i romanzi più grandi scontino la sordità dei ventenni. Come spiegare a un ragazzo con tutta la vita davanti il senso di desolazione che affligge Frederic Moreau quando si accorge che la sua amata ha i capelli bianchi? [... L'inesperienza e l'eccesso di ormoni rendono i giovani assai più vicini al settarismo di Raskol'nikov, di Meursault o di Holden che alla disperazione di Ivan Il'ic o di Charlus. Un ragazzo per sua natura è fazioso, appassionato, sentimentale, puritano, e proprio per questo impreparato a gustare la narrativa seria. Il dato sorprendente è che la maggior parte di noi ha letto romanzi nella giovinezza, mentre sarebbe stato assai più utile aspettare la maturità."
Nella seconda parte del suo saggio critico Piperno passa a tracciare il profilo degli otto scrittori che dice di amare maggiormente: Austen, Dickens, Stendhal, Flaubert, Tolstoj, Proust, Svevo, Nabokov. Usando un tono colloquiale, ci spiega affabilamente i motivi per cui anche noi dovremmo leggerli. Un'introduzione alla grande letteratura davvero utile, che ci aiuta a rendere più vive le nostre letture. Una guida amichevole, priva di sussiego professorale.