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Dave Eggers, Il cerchio, Mondadori, 2014, pp. 391
(titolo originale: The Circle, 2013)

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copertina libroMae Holland, una ragazza poco più che ventenne, laureata in Psicologia e insoddisfatta del suo impiego dalle-nove-alle-cinque nell’azienda elettrica e del gas, trova lavoro nel Cerchio, una grande organizzazione informatica nata dalla fusione di numerosi colossi della rivoluzione digitale come Facebook, Twitter e Google.
Riesce a entrare nel Cerchio anche grazie ai buoni uffici della sua amica Annie, che del Cerchio è una dirigente.
Mae lavora al CE, alla Customer Experience, ovvero all’ufficio deputato alla soddisfazione del cliente.

Tutto al Cerchio è moderno ed entusiasmante. Non si tratta di un semplice posto di lavoro, ma di una vera comunità.

Mae, però, scopre ben presto che ci sono alcuni meccanismi che rendono il Cerchio una sorta di istituzione totalitaria. Per i suoi adepti non esiste praticamente più il confine tra vita pubblica e privata. Esiste, invece, un’imbarazzante trasparenza la quale, attraverso le tracce che ciascuno di noi lascia sul Web, rivela tutti i nostri segreti più intimi, i nostri tic, le nostre difficoltà, i nostri vizi.

Internet diventa così una sorta di occhio del Grande Fratello in versione contemporanea.

Man mano che passa il tempo Mae si accorge che la vita, senza alcuna segretezza, non è più autentica, ma più vuota. I rapporti umani sembrano impoverirsi, nonostante la cordialità di superficie. Buona parte della sua giornata Mae la trascorre a leggere inutili e banali messaggi che inondano senza interruzioni gli schermi dei Circler.

Al Cerchio, tutti si dichiarano amici, ma i rapporti di potere, pur mascherati, esistono. La gerarchia è ferrea. L’errore umano, le minime imperfezioni vengono malamente tollerati. La performance lavorativa deve essere sempre elevatissima. Si è costantemente a disposizione dell’apparato produttivo, anche nei momenti di pausa o di riposo.

La salute viene controllata in modo ossessivo attraverso sensori interni al corpo che rivelano ogni minima variazione dei parametri fisiologici. Il disordine, gli imprevisti, i comportamenti non conformi vengono guardati con superiore disprezzo. In questa ansia di controllo, di prevenzione e di perfezione, tutto ciò che odora di umano è tenuto in sospetto.

Il Cerchio si occupa di ogni ambito, pubblico e privato, dell’esistenza dei suoi dipendenti. Arriva persino a risolvere i problemi di assistenza sanitaria dei loro congiunti. Con la medesima solerzia, il Cerchio si occupa del mondo intero, con numerose iniziative umanitarie all’avanguardia, volte a sradicare il male dal mondo e a rendere il globo un posto più confortevole in cui vivere.

Al Cerchio tutti devono sottostare a ingiunzioni e parole d’ordine potenti, che costituiscono il nuovo conformismo dell’epoca digitale: “sogna”, “partecipa”, “socializza”, “innova”, “immagina” , “condividi”, "sii trasparente".

Se una cosa tecnicamente si può fare, al Cerchio viene fatta, con rapidità ed efficienza, cose talvolta, almeno in apparenza, del tutto inutili, come contare i granelli di sabbia del Sahara.

C'è chi si oppone alle logiche del mondo nuovo. Per esempio Mercer, l'ex fidanzato di Mae, romantico e fiero oppositore del mondo digitale e virtuale. Tentando di fuggire all’onnipresenza della connettività, del controllo digitale e della socializzazione forzata, Mercer, inseguito dai droni e dalle telecamere dei Circler, farà una brutta fine, andando  a schiantarsi col suo pick-up.

Persino Ty, che è la mente ideatrice del Cerchio, si rivela spaventato dalla propria creatura, nata quasi per gioco e trasformatasi ormai in un mostro incontrollabile e monopolistico, che priva i cittadini di alcuni loro inalienabili diritti.

Ty verrà messo in disparte dai fanatici del nuovo conformismo tecnologico. Fanatici di cui ormai fa parte anche Mae. Mentre l'amica Annie finisce vittima di quei meccanismi alienanti che lei stessa aveva magnificato e sostenuto, fino ad ammalarsi gravemente, Mae è diventata nel frattempo una dei Circler più potenti e visibili.

Romanzo distopico, un po’ troppo manicheo, a tratti ripetitivo e noioso e quindi non completante riuscito, Il Cerchio rappresenta un aggiornamento, in chiave tecnologico-digitale, di 1984 di George Orwell.
Ancora una volta il tentativo dell’uomo di costruire la società perfetta trasforma la realtà in un incubo, in un inferno senza ritorno. Una visione apocalittica di un nostro possibile futuro informatico.

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Pagina aggiornata il 05.04.16
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