
Mentre nelle epoche passate era il trascorrere del tempo che scandiva l'avvicendarsi delle generazioni, principalmente il passaggio dal ruolo di figlio a quello di genitore, in seguito si è cominciato ad identificare le generazioni, legandole ad eventi militari (la "Grande Guerra"), politici (come per esempio l'assassinio di un grande leader), culturali (esempi: la “Generazione perduta” degli anni Venti, la "Beat Generation" degli anni Cinquanta). Nel mondo contemporaneo sono invece le tecnologie dominanti a definire le generazioni. La loro lunghezza ormai dipende dalla longevità di una particolare innovazione tecnologica al punto che un solo decennio può contenere un certo numero di generazioni tecnologiche. Il mondo contemporaneo sembra aver imboccato un cammino irreversibile verso un’esistenza totalmente tecnologica. E' quindi con cognizione di causa che oggi possiamo parlare di "generazione app".
Anticipando di fatto l’era di Internet e del World Wide Web, già negli anni Sessanta il sociologo Marshall Mc Luhan ha teorizzato la comparsa di un "villaggio globale" in cui gli esseri umani da ogni parte del pianeta partecipano sempre più, spesso in modo simultaneo, a un’unica coscienza collettiva. Oggi computer fissi e portatili, smartphone, tablet e altre tecnologie digitali non solo rendono possibile entrare in contatto con qualsiasi persona in qualunque angolo del mondo, ma - a differenza dei mass media tradizionali - sono anche essenzialmente personali e stimolano un approccio attivo da parte di chi li usa.
Il termine «Generazione app» va oltre il semplice uso di un particolare strumento tecnologico, ma identifica una precisa psicologia, una particolare visione di se stessi e del mondo. Naturalmente nell'utilizzo delle app si possono rilevare aspetti positivi e aspetti negativi, pro e contro, un utilizzo attivo contrapposto ad uno sostanzialmente passivo. Coloro che usano le app si possono così dividere in due categorie fondamentali: gli "app-attivi" e gli "app-diperndenti"
Howard Gardner, famoso per i suoi studi sull'intelligenza multipla e Katie Davis, docente universitaria che si occupa principalmente di studiare la vita degli adolescenti, hanno tentato di tracciare un identikit delle nuove generazioni, che delle app fanno un uso "nativo" e disinvolto. Secondo i due psicologi la personalità dei giovani "tecnologici" è contraddistinta da un atteggiamento pragmatico e carrieristico, da una marcato individualismo, contrapposto al maggiore orientamento comunitario di un tempo. I giovani di oggi appaiono più conservatori, meno propensi al rischio, meno disposti a intraprendere strade non ancora battute e ad affrontare i possibili fallimenti. Convinti dagli strumenti a loro disposizione che esista una risposta giusta ad ogni domanda e che la vita si riduca all'uso delle giuste app, i ragazzi oggi appaiono meno creativi e meno inclini all'introspezione, a fantasticare, meditare, divagare. I momenti che un tempo erano occupati dall'attività del pensare e immaginare il proprio futuro, ora sono riempiti da un uso quasi compulsivo degli apparecchi digitali, per ascoltare musica, mandare sms o giocare- e spesso facendo tutte queste cose assieme. Gli adolescenti odierni sono più concentrati sul fare che sull'essere.
Facebook e YouTube inducono i ragazzi ad esaltare il proprio individualismo e a privilegiare l'apparire sull'autenticità. Condizionati anche dal mondo dei reality show, i giovani sempre più spesso trovano i propri modelli di comportamento su MTV anziché in famiglia o nel proprio ambiente sociale. Le personalità televisive che tendono ad imitare incarnano uno stile di vita attraente ed egocentrico, che non richiede alcuno sforzo o preoccupazione per ciò che va al di là della personale e immediata soddisfazione.
C'è da dire che sulla psicologia giovanile influiscono pesantemente anche la difficile situazione economica e la difficoltà di trovare un'occupazione che corrisponda alle proprie aspettative. Un crescente senso di disperazione serpeggia fra i giovani, derivante dall’aumento della violenza nei loro quartieri e dalla parallela diminuzione delle opportunità di lavoro. Molti di loro sono portati a credere che sia la fortuna, e non lo sforzo individuale, il fattore fondamentale nel successo di una persona. Dall’altra parte c’è il crescente desiderio dei genitori d’oggi di proteggere i loro figli da ogni genere di stress e fallimento.
I ragazzi di oggi sono meno propensi a emarginare quelli che si discostano dalla norma sociale - come i nerd - e accettano più facilmente i loro coetanei omosessuali. Ma sembra trattarsi per lo più di una tolleranza superficiale, che si disinteressa sostanzialmente degli altri e dei loro problemi.
In quanto vie di accesso al mondo, le app possono ampliare la consapevolezza dei ragazzi e le loro possibilità di accesso a esperienze e identità situate al di fuori del loro ambiente quotidiano. Le app funzionano anche come reti di sicurezza, eliminando molti dei rischi quotidiani che in altre epoche non potevano essere evitate, per esempio affrontare senza filtri la reazione di qualcuno su un tema delicato, o trovare la strada in una zona sconosciuta. I continui suoni di messaggi e notifiche sui loro cellulari distrae i ragazzi da qualunque conversazione faccia a faccia.
Le app possono essere anche benefiche, se usate bene. Diverse ricerche suggeriscono che molti giovani traggono considerevoli benefici, sul piano interpersonale, dall’utilizzo dei media digitali. Alcuni ragazzi non usano la comunicazione online semplicemente per sostituire l’interazione faccia a faccia, ma piuttosto a supporto di essa.
Le app stanno provocando un grande terremoto in un ambito
decisivo della vita di tutti noi, ossia il mondo dell'educazione e dell'istruzione. I sistemi scolastici ricorrono sempre più spesso ai computer per valutare le
performance degli studenti (si veda l'uso pervasivo dei test,
dalla scuola primaria all'università).
Utilmente, i dispositivi digitali permettono a chiunque di studiare, o tentare di sviluppare nuove capacità, quando vuole, nel
rispetto dei propri ritmi di apprendimento, da solo o con altri, con o senza un attestato o altre forme di certificazione. Ormai non ci sono due persone che siano costrette a essere educate, o ad autoeducarsi, in un solo modo predefinito. L’idea di un percorso scolastico e pedagogico unico e valido per tutti è ormai considerata un anacronismo. I media digitali rendono inoltre possibile acquisire una formazione e delle competenze in ambiti importanti
attraverso percorsi differenti. Oggi ci sono molti modi - e
molti strumenti che richiedono gradi diversi di abilità - per
imparare a giocare a scacchi, a suonare il pianoforte, a parlare
inglese o per imparare qualcosa di economia, statistica, storia o filosofia. Inoltre, nella nostra epoca, i dispositivi digitali permettono un grado di collaborazione, anche a distanza, che sarebbe stato impossibile, o addirittura inconcepibile, in altre epoche.
Si tratta di aspetti estremamente positivi. Ma secondo Gardner, nessun dispositivo digitale, nessun corso MOOC, potrà mai sostituire la mediazione di un insegnante competente e preparato e l'esperienza personale, conoscitiva e nel contempo emotiva, di studiare, lavorare e crescere a fianco di coetanei e soprattutto di persone esperte nel loro campo del sapere.