copertina libroI critici dell'istruzione scolastica si dividono in due grandi categorie: coloro che rimpiangono il buon tempo antico, spesso idealizzato, fatto di severità e autoritarismo e coloro che sparigliano le carte e vorrebbero una scuola più aderente ai bisogni emergenti della contemporaneità, una istruzione al passo coi tempi, collegata alla vita e al mondo del lavoro.

Giovanni Lo Storto, classe 1970, direttore generale della LUISS (Libera Università Internazionale degli Studi Sociali "Guido Carli"), appartiene alla seconda categoria, quella dei progressisti e degli innovatori. Soprattutto dopo la rivoluzione digitale la scuola sta perdendo la sua centralità e il suo ruolo (se mai lo ha avuto di fatto) di unico dispensatore del sapere. Oggi dobbiamo considerare scuola qualsiasi luogo o situazione in cui si verifichi un apprendimento. Non è più possibile confinare l'acquisizione di conoscenze ad una sola età della vita, ma è necessario apprendere durante tutta l'esistenza,  trasformando ciascuno di noi, in senso positivo, in eterni studenti, apprendisti ed esploratori permanenti.

Ma non finisce qui. Accanto alla cosiddetta longlife learning, le esigenze dei tempi richiedono la cosiddetta largelearning. Non è più sufficiente, cioè, la conoscenza disciplinare, per inserirsi al meglio nella società e nel mondo del lavoro, ma diventa sempre più necessario coltivare anche le abilità trasversali, le cosiddette "soft skills", come la creatività, la leadership, la disponibilità a lavorare in team, l'attitudine a  risolvere problemi, l'imprenditorialità intesa non (soltanto) come capacità di creare aziende, ma come orientamento al mettersi alla prova, talvolta magari fallendo, ma cercando incessantemente di innovare modi di pensare e processi.

Abbiamo inoltre bisogno di una scuola che sappia valorizzare le abilità manuali e pratiche delle persone. Secondo Lo Storto, la scuola e l’università hanno recepito in ritardo le novità della tecnologia e sono rimaste ferme a un modello educativo ormai obsoleto, si sono dimostrate incapaci di adeguarsi al cambiamento. È finito il tempo dell'istruzione standardizzata, del conformismo acritico, dell'accettazione passiva di quanto impartito dai programmi ministeriali.

Accanto allo studio "tradizionale" si è cercato in LUISS di allargare il patrimonio esperienziale degli studenti a pratiche di volontariato accanto ad anziani, carcerati, ragazze madri, senzatetto. Un lavoro fatto di solidarietà, ma anche di fatica fisica e di levatacce all'alba, magari  curando le terre confiscate alla mafia, o coltivando l'orto insieme ai ragazzi autistici, aiutandoli nel contempo a socializzare. Conferendo dunque dignità alla formazione pratica-manuale, da sempre negletta nella scuola italiana. E arricchendo soprattutto non soltanto l'umanità, ma anche la capacità degli studenti di misurarsi con la realtà.

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