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Cuori
piccoli - li nutriamo di grandi illusioni, e al termine del processo
camminiamo come discepoli a Emmaus, ciechi, al fianco di amici e amori che
non riconosciamo - fidandoci di un Dio che non sa più di se stesso. Per
questo conosciamo l'avvio delle cose e poi ne riceviamo la fine, mancando
sempre il loro cuore. Siamo aurora ma epilogo - perenne scoperta tardiva.
(pagina 62)
Da una parte quattro bravi ragazzi della
piccola borghesia: il narratore, Bobby, Luca e Il Santo, educati alla fede
cristiana e al rispetto dei canoni della normalità. Dall'altra Andre
(diminutivo di Andrea), una ragazza bella e affascinante che appartiene
al mondo dei ricchi, dalla vita anticonvenzionale.
I ragazzi hanno "tutti sedici, diciassette anni". Quasi
invisibili, appartengono a famiglie protettive, dedite a coltivare un
dignitoso, austero, quasi gozzaniano decoro borghese:
"È un mondo in cui si spegne la luce, uscendo dalle stanze - le
poltrone sono coperte dal cellophane, in sala. Gli ascensori hanno
talvolta un meccanismo per cui solo introducendo una monetina si accede al
privilegio della salita assistita.
[...] Nel frigorifero si conservano i bianchi d'uovo in un bicchiere, e
al ristorante si va di rado, sempre la domenica".
Nel lessico familiare "malattia" e "dolore" sono parole da rimuovere, di cui i ragazzi non
conoscono il vero significato. Così come "infelicità" e "fallimento". Nell'"habitat
assurdo" in cui vivono, "fatto di dolore represso e quotidiane
censure", non c'è spazio per il male e la tragedia, tutt'al più per
il dramma. I ragazzi vanno a scuola con poco entusiasmo e molto senso del
dovere. La domenica suonano in chiesa una musica senza personalità. Nel
tempo libero fanno volontariato, accudiscono dei vecchi malati ("le
larve") all'ospedale dei poveri.
Andre è una ragazza fuori dagli schemi, con un forte e magnetico
ascendente sugli altri, aristocraticamente avventurosa, eroticamente
attiva e disinibita, ma anche un personaggio inquieto, lunare, sofferente,
perverso, torbido. Arriva a tentare il suicidio e flirta pericolosamente
con il male e l'anoressia.
Sullo sfondo di una città che allude, senza nominarla, alla Torino degli
anni Settanta, grigia, fredda e nebbiosa, l'incontro con Andre è il
catalizzatore che contribuisce a sgretolare le certezze e la fede dei
quattro ragazzi, l'esperienza decisiva che cambierà le loro vite. Dopo il
passaggio di Andre niente sarà più come prima.
La scandalosa Andre
rappresenta per i quattro ragazzi il peccato, diventa l'Altro che viene
accolto dentro di sé e con cui si dialoga e si scende a patti. Un
incontro, quello con l'alterità, che ci trasforma e che talvolta ci
confonde o ci distrugge, come succederà ai quattro adolescenti del
racconto, di cui uno si suicida, un altro si droga e un terzo finisce in
carcere per omicidio. Soprattutto un incontro che ci rende consapevoli di
come gli opposti, bene e male, luce e ombra, convivano in noi.
Carico di riferimenti letterari e simbolici, oltre che di pregi
stilistici, Emmaus racconta tuttavia una storia radicata nella
contemporaneità e nella reale esperienza della giovinezza di ciascuno di noi.
Un tono mesto, sommesso, riflessivo caratterizza questo breve romanzo
di formazione che, attraverso le vicende di un gruppo di ragazzi, parla
dell'adolescenza, delle sue incertezze e delle sue scoperte, dei
turbamenti e delle inquietudini che rendono questa età la più magica e
significativa dell'esistenza. L'adolescenza che è per tutti noi la
perdita dell'innocenza e dello sguardo ingenuo sul mondo, il passaggio
obbligato verso la scoperta della propria contraddittoria identità e di
quella "terra di nessuno" che è l'età adulta. Nella
tragica consapevolezza, - come suggerisce Baricco -, "che non
abbiamo nessuna possibilità di capire nulla, di niente, in nessun
momento. Dei nostri genitori, dei nostri figli- forse di tutto".
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