Joseph Conrad, Cuore di tenebra, Feltrinelli, 2013
(titolo originale: Heart of Darkness, 1906)

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copertina libroPubblicato nel 1906, Cuore di tenebra è un racconto scritto in inglese dallo scrittore di madrelingua polacca Joseph Conrad, pseudonimo di Teodor Jòzef Konrad Korzeniowski (1857-1924).

Una iolla da crociera, la Nellie, è ancorata nell'ultimo tratto del Tamigi. Un'aria cupa, "una lugubre foschia" gravano "sulla più grandiosa, e la più grande, città della terra", Londra. Cinque uomini sono sull'imbarcazione: il Direttore delle Compagnie, l'Avvocato, il Contabile, Marlow e il narratore. L'ultimo tratto del Tamigi porta alla mente "il grande spirito del passato". Tutte le gloriose imprese compiute nei secoli dagli inglesi hanno avuto come testimone le acque del Tamigi.

Marlow è l'unico dei cinque sulla Nellie che "ancora 'dedicasse la vita al mare'". "Era un marinaio, ma era anche un girovago", al contrario degli altri marinai che, a loro modo, conducono "una vita sedentaria", essendo il mare l'unico elemento misterioso nelle loro esistenze.
Marlow attacca a parlare rievocando le esperienze degli antichi marinai romani, spediti al Nord, in una terra selvaggia, alle prese con le acque del Tamigi e con "freddo, nebbia, tempesta, malattia, esilio e morte". E paludi, boschi, foreste, giungle e natura selvaggia. Quel marinaio romano approda in Inghilterra impreparato al mistero che l'attende. "E' costretto a vivere nel cuore dell'incomprensibile, che è anche detestabile". Nonostante "il desiderio di fuggire, il disgusto impotente, la resa, l'odio", egli subisce "il fascino dell'orrore". I romani, fa notare Marlow, erano dei conquistatori, non dei colonizzatori, erano animati dalla forza bruta, perpetravano estorsioni, rapine, massacri. E, prosegue il marinaio:

"La conquista della terra, che significa soprattutto portarla via a gente che ha la pelle di un altro colore o il naso leggermente più piatto del nostro, non è certo una bella cosa se la esaminate con un po' di attenzione. Ciò che la riscatta è soltanto l'idea. L'idea che le sta dietro".

E, mentre "Il traffico della grande città continuava sul fiume insonne nella notte sempre più fonda", Marlow prende a raccontare di quando divenne "per un po' un marinaio di acqua dolce". Di ritorno dal girovagare per i mari di tutto il mondo, Marlow, stanco di riposare, cerca di imbarcarsi di nuovo. Fin da ragazzino era attratto dai luoghi inesplorati. In particolare dalle regioni equatoriali. Un grande fiume (il Congo) occupava la sua immaginazione, lo affascinava "come un serpente affascina un uccello - uno stupido uccellino". Tramite l'interessamento di una zia, gli affidano "il comando di un battello fluviale a vapore". Il precedente capitano è morto, ucciso dagli indigeni a seguito di una lite per due galline. In seguito all'uccisione del capitano Fresleven, marinai e indigeni avevano abbandonato il villaggio in preda al panico.

La Compagnia che gli affida l'incarico ha la sede in "una città che mi fa sempre pensare a un sepolcro imbiancato". Marlow non indica il nome preciso della città, ma si intuisce si tratti di Bruxelles. Il Belgio era allora una potenza coloniale che controllava il Congo. Sostenuta la visita medica e firmato il contratto, Marlow parte, non senza una sensazione di sospensione allarmata. Invece di dirigersi verso il centro di un continente, gli sembra di partire per "il centro della terra" . Il viaggio verso la meta designata si rivela "un faticoso pellegrinaggio fra tracce di incubi".

E' nell'ufficio del capo contabile della Compagnia, "un manichino da parrucchiere", vestito e pettinato in maniera inappuntabile, che Marlow sente parlare per la prima volta di Kurtz. "E' un uomo davvero notevole", dice il capo contabile, "un agente di prima classe" capace di procurare "più avorio lui di tutti gli altri messi assieme". Kurtz sicuramente "diventerà un pezzo grosso dell'Amministrazione. Poi ancora più in su- il Consiglio d'Europa".

Spostatosi di duecento miglia in quindici giorni, Marlow giunge a una nuova stazione della Compagnia. Il battello a vapore di cui doveva prendere possesso è affondato, perché manovrato incautamente da persone non esperte e perché il direttore, per ragioni di bieco opportunismo, cerca di ritardarne la partenza. Occorreranno tre mesi per ripararlo. Intanto il nostro capitano sente più volte parlare di Kurtz. La presenza di Kurtz, oggetto di ammirazione, di invidie e di ostilità, è evocata di continuo, ormai aleggia sul racconto come un'ossessione.
L'atmosfera è irreale. Riparato il battello tra mille difficoltà pratiche e organizzative, Marlow, l'equipaggio e i passeggeri risalgono il fiume a forma di serpente, verso la stazione interna, quella dove dovrebbe trovarsi Kurtz. Insieme ai cosiddetti "pellegrini" bianchi, Marlow ha imbarcato sul battello anche il direttore della stazione, che vuole incontrare Kurtz e riportarlo indietro e un discreto numero di cannibali, che si nutrono durante il viaggio di carne di ippopotamo puzzolente. Lo spettacolo che si para davanti agli ospiti del piroscafo, durante la risalita del fiume a forma di serpente, è uno dei più affascinanti, stupefacenti e angosciosi che si possano ammirare:

"Risalire quel fiume era come viaggiare indietro nel tempo sino ai più lontani albori del mondo, quando la vegetazione cresceva sfrenata sulla terra e i grandi alberi erano re".
I passeggeri del battello a vapore vengono attaccati dai selvaggi della boscaglia ai lati del fiume. Il timoniere negro muore, con una lancia conficcata nel petto. Kurtz è ormai vicino. E' un uomo calvo. Prima che i suoi nervi smettessero di funzionare, egli ha steso una relazione di diciassette pagine per la Società internazionale per la soppressione dei costumi selvaggi.
Kurtz non è un uomo comune. E' il beniamino viziato e coccolato della foresta. Presiede "certe danze notturne che si concludevano con riti abominevoli, offerti [...] proprio a lui".
Marlow ottiene la maggior parte delle notizie su Kurtz da un russo, vestito rattoppato come un Arlecchino, un giovane che incarna "lo spirito dell'avventura, assolutamente puro, non contaminato da calcoli o da finalità pratiche". Il giovane nutre un'ammirazione incondizionata per il cacciatore d'avorio, cui riconosce di avergli aperto la mente.
Kurtz, all'inizio, saccheggiava il paese, sapeva essere terribile e i selvaggi, che mai avevano visto tanta potenza, presero ad adorarlo. Kurtz era stato ammalato seriamente un paio di volte.Ad un tratto compare un gruppo di uomini che portano una barella improvvisata. Una fiumana di selvaggi armati avvicina Marlow e i suoi. Sulla barella c'è un uomo morente, quasi un fantasma, un "miserevole Giove". È Kurtz.Malgrado qualche indugio, Marlow riesce a condurre sul battello il recalcitrante Kurtz, e ad allontanarsi veloce dal "cuore di tenebra", riuscendo a spezzare il reciproco legame misterioso e terribile che lega Kurtz alle tribù selvagge. Durante il viaggio di ritorno l'agente muore. Ritornato in Europa, Marlow consegna le lettere di Kurtz alla fidanzata che, piegata anche lei al fascino dell'uomo amato, vive nel culto di lui. Marlow, per non deluderla le fa credere che Kurtz è spirato pronunciando il suo nome.

Bellezza selvaggia e incanto sorprendono il lettore ad ogni pagina di questo misterioso e angoscioso racconto. Il paesaggio è protagonista. La descrizione della giungla africana, ricca di accenti lirici, è suggestiva ed evocatrice di sensazioni, passioni e stati d'animo ineffabili.

Nobili ideali e cupidigie sfrenate, grandi qualità e azioni abiette, e una certa qual grandezza tragica caratterizzano il vero protagonista del romanzo, quel demoniaco Kurtz, che si materializza soltanto nelle ultime pagine del romanzo, ma il cui nome aleggia, figura archetipica e ambigua, su tutto il racconto. "Vidi il mistero inconcepibile di un'anima che non conosceva né freno, né fede, né paura, e che pure lottava alla cieca con se stessa", scrive Conrad.

Racconto complesso e carico di simboli, Cuore di tenebra rappresenta soprattutto la condanna del colonialismo, dell'ammantarsi, da parte delle nazioni europee, della retorica ipocrita del progresso, della filantropia e della civilizzazione per giustificare una conquista di terre e risorse naturali basata sulla brutalità, l'assassinio, lo sfruttamento e la rapina. Sugli appetiti più bassi e inconfessabili dell'uomo bianco: il denaro, la carriera, l'ambizione di potere, lo squallido calcolo del tornaconto personale.
La condanna di Conrad non avviene soltanto attraverso le allusioni alle terribili prodezze di Kurtz, ma anche tramite la descrizione di funzionari, impiegati, burocrati, medici della Compagnia, personaggi grotteschi dalla mentalità ristretta, gretta, utilitarista e talvolta dall'indole malvagia.

Cuore di tenebra, infine, non è soltanto un viaggio verso le zone più sconosciute, perturbanti e impervie della terra, ma soprattutto un viaggio dentro gli antri più oscuri del cuore umano, che l'inquieto Conrad, dotato di grandi capacità introspettive, sa affrontare con la stessa perizia con cui un marinaio provetto sa affrontare la navigazione in acque profonde.

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Pagina aggiornata il 30.06.13
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