copertina libroMai ho amato gli specialisti. Rispettati e apprezzati sì, ma mai amati. In nessun caso ho desiderato diventare come loro. Mi è impossibile dedicarmi ad una sola materia (peggio ancora a un brandello della stessa), sono vittima della dispersione, condannato ad un dilettantismo perenne.

Per tale motivo mi sono sentito in sintonia, già dal titolo, con il corrosivo pamphlet scritto da Giuliano da Empoli (Parigi, 1973), un passato da enfant terrible della politologia e sociologia italiane. Da Empoli rispolvera un concetto, quello di "ignoranti istruiti", coniato dal filosofo spagnolo Ortega y Gasset (Madrid, 1883 - 1955), nella sua opera più famosa: La ribellione delle masse. Oggi Ortega è un autore poco frequentato dai "competenti", malgrado sia stato uno scrittore di testi deliziosi. Pensatore dai molteplici interessi, è significativo il silenzio sulla sua opera che gli è riservato dal mondo accademico contemporaneo.

Partendo dal concetto di "ignorante istruito", da Empoli ci spiega come il "dotto ignorante" (altra possibile traduzione di Ortega) sia colui che sa tutto di una piccola branca del sapere e, con superbia e sussiego, pretende di concionare su qualsiasi questione, ritenendosi superiore alla vile plebe. Prendendo di frequente solenni cantonate. Uno studioso canadese di scienze politiche e sociali, Philip E. Tetlock (Toronto, 1954), della fallibilità dei cosiddetti competenti ne ha fatto materia di molte sue pubblicazioni.

La storia, anche quella contemporanea, è costellata dalle previsioni sbagliate degli esperti. Emblematica è la crisi economica scatenata dai mutui subprime, a partire dal 2008. Non solo i guru della finanza non l'avevano prevista, ma essi stessi, con la propria visione miope e avida dell'economia ne sono stati la causa.

Per da Empoli tutto ha inizio con Cartesio e con la razionalizzazione del mondo operata sulla scorta della sua filosofia. Gli enciclopedisti, cui tuttavia vanno riconosciuti molti meriti, hanno poi contribuito a dividere lo scibile in tante discipline, con l'effetto di rinchiudere la conoscenza in compartimenti stagni. Illuminismo e positivismo hanno completato l'opera.

Gli economisti Smith e Ricardo hanno esaltato la divisione del lavoro e la specializzazione, come strumenti di massima efficienza produttiva. L'ingegner Taylor ha fondato il management scientifico sulla parcellizzazione del lavoro operaio, creando i presupposti per la catena di montaggio e l'alienazione lavorativa. Weber ci ha mostrato come la struttura gerarchica e piramidale abbia dato vita non solo ad eserciti vittoriosi, ma anche alla struttura burocratica che costituisce lo scheletro portante degli stati nazionali.
Lo stesso Weber, tuttavia, conclude la sua opera più famosa, l’Etica protestante e lo spirito del capitalismo con l’invettiva: “Specialisti senza intelligenza, gaudenti senza cuore: questo nulla si immagina di essere salito ad un grado di umanità non mai prima raggiunto”.

In questa temperie culturale lo specialista ha prosperato. Votato ad una razionalità che non si compenetra con alcuna passione o emozione, privo spesso di curiosità che vadano oltre il proprio lavoro quotidiano, portatore di una mentalità ristretta, lo specialista si concentra tutto sul suo limitato loculo di conoscenza. Considerato un vincente, egli gode degli onori e del rispetto della società.

"[...] la sua identità è legata tutt'intera al suo status professionale. All'aula nella quale annoia i suoi studenti, all'ufficio nel quale governa i suoi dipendenti, allo studio televisivo dal quale pontifica di tanto in tanto. In quei luoghi si sente al sicuro, perché ha eretto una barriera di credenziali che lo protegge da qualsiasi incursione. Chiunque tenti di penetrare nella sua piccola riserva senza il suo permesso viene abbattuto. L'ignorante istruito, infatti, non è solo. Ha dietro di sé tutto il peso dell'istituzione: i titoli dell''accademia, la gerarchia dell'organizzazione, il riconoscimento e l'appoggio di altri specialisti esattamente identici a lui. Anni di conformità alle regole, di attesa e di noia sono serviti a questo: a uno a uno, tutti gli scalini della burocrazia sono stati percorsi, mentre altri più brillanti ma meno ambiziosi, si perdevano per strada o intraprendevano tragitti arrischiati. Ora dall'alto della piramide faticosamente scalata, l'ignorante istruito osserva i suoi simili. E abbatte con la meticolosità del cecchino tutti coloro i quali gli sembrano rappresentare una minaccia per la sua posizione".

Ma sarà sempre così? Non di rado mediocre, dunque, lo specialista scala con pazienza tutti i gradini della gerarchie aziendali, statali e accademiche. Nel frattempo, nel mondo contemporaneo, le strutture gerarchiche piramidali vanno sgretolandosi per lasciare spazio a modelli organizzativi a "rete". La realtà, caotica e "indisciplinata", ricca di sfumature e ambiguità, contraddittoria, incerta e misteriosa si sta dimostrando sempre meno catturabile dalla mera logica scientifica. La complessità del reale e i problemi che pone richiedono forse l'intervento di persone che abbiano una mentalità più ampia e una cultura più ricca e vasta di quella dello specialista.

"Di fronte all'irriducibile ambiguità dell'esperienza umana, alla sua strutturale instabilità, l'ignorante istruito prova a rifugiarsi in un bunker dove tutto è ordine, logica, razionalità. Peccato che, così facendo, moltiplichi il rischio di essere, prima o poi, travolto dallo tsunami".

Già in passato civiltà gloriose sono fiorite al di fuori del dominio degli specialisti. Petrarca, Boccaccio, il Rinascimento italiano ne sono fulgidi esempi. I protagonisti del Rinascimento italiano (Leonardo, Michelangelo, Leon Battista Alberti, Pico della Mirandola, Marsilio Ficino e altri) erano uomini poliedrici, dalle esperienze e interessi estesi e vari.

E recentemente la stessa rivoluzione digitale è nata dalle idee di persone, come ad esempio Steve Jobs, estranee al sistema accademico formale, che hanno saputo coniugare il sapere matematico e scientifico con quello umanistico e operare una sintesi che ha regalato al mondo strumenti formidabili di studio, lavoro e gioco.

Forse soltanto uomini complessi, eclettici, capaci di travalicare i confini disciplinari, saranno in grado di affrontare la complessità e le le sfide che il mondo contemporaneo e futuro ci pone. Persone che sappiano unire la razionalità e la logica scientifica dell'emisfero sinistro del cervello, alla intuizione, creatività e capacità di sintesi di quello destro. Individui determinati a superare l'insensato dualismo tra cultura scientifica e cultura umanistica e a plasmare una visione armoniosa e olistica delle cose e delle questioni.

Prendendo spunto da un’antica classificazione operata da Archiloco, il filosofo Isaiah Berlin ha proposto, in un suo meraviglioso libro, la contrapposizione fra due tipi umani, i ricci e le volpi. La volpe sa molte cose ma il riccio conosce una cosa grande. Forse i tempi sono maturi affinché lo specialista-riccio lasci spazio alla flessibile e versatile volpe.