Consigli pratici su come studiare, sintetici ed efficaci si trovano sparsi in vari libri, non necessariamente di saggistica, ma in romanzi, testimonianze e opere letterarie.
Interessante, per esempio è quanto scrive Paola Mastrocola in La passione ribelle (ed. Laterza, 2015, pp. 149), libro in cui l'autrice ci parla della grande importanza dello studio per la formazione, non soltanto professionale ma anche umana, di ciascuno di noi, partendo dalle proprie esperienze personali di studentessa prima, e di insegnante e scrittrice poi.
Scrive la Mastrocola:
"Di solito, quando insegniamo a studiare, diciamo più o meno che si devono fare sei cose: leggere una volta l'intero brano, rileggere paragrafo per paragrafo, sottolineare ciò che sembra più importante, annotare a margine le parole-chiave o qualche riflessione personale, fare su un foglio a parte un piccolo sunto schematico, infine ripetere ad alta voce prima passo per passo, poi tutto insieme. Possibilmente davanti a uno specchio".
Naturalmente per la Mastrocola l'attività dello studio è molto più
complessa e coinvolge un'intera filosofia di vita.
Premettendo che si impara a studiare facendolo, l'autrice sottolinea come
studiare talvolta significhi sottomettersi alla noia e alla costrizione. E
comporti fatica, ma una fatica che darà col tempo i suoi frutti e che
genererà conforto, gioia e gratificazione.
Studiare, per la scrittrice torinese, richiede la capacità di indugiare, sulle parole e sui concetti, esige la solitudine, un certo grado di disconnessione dal mondo esterno con tutte le sue distrazioni, i rumori di fondo e i piaceri immediati. Richiede la memorizzazione rigorosa di quanto appreso.
Affondare la propria mente nei libri, meglio se classici letti in edizione integrale, comporta l'acquisizione di un habitus mentale orientato alla cura di sé, così come come la intendevano gli antichi, all'interiorità, alla riflessione, all'introspezione, all'introversione. Citando il poeta greco Kavafis, la Mastrocola ci invita a vivere la nostra vita nel raccoglimento, evitando di "sciuparla nel troppo commercio con la gente".
Infine, lo studio, quello vero, deve essere, per quanto possibile, sganciato dall'utilità pratica. Si deve studiare principalmente per amore della conoscenza.