Già Sigmund Freud, rivolgendosi alla sua allieva Marie Bonaparte, pronipote di Napoleone, disse:
“La grande domanda che non ha mai trovato risposta e alla quale nemmeno io ho saputo rispondere nonostante studi da trent’anni l’animo femminile è: che cosa vuole una donna?”
A distanza di un secolo Daniel Bergner, scrittore americano e collaboratore del New York Times Magazine, tenta di fornire una risposta piuttosto anticonformista. La tesi sostenuta nel libro è la seguente: non è vero che l’intensità del desiderio sessuale femminile sia inferiore rispetto a quella dei maschi. Anzi, sembra vero il contrario. Il problema è che la cultura giudaico-cristiana, patriarcale e maschilista tende a reprimere la sessualità della donna, perché ne ha paura e teme che la liberazione degli istinti femminili conduca al disfacimento dell'ordine sociale. La scienza ufficiale stessa ha fabbricato delle teorie, smentite da numerose verifiche, che tendono faziosamente ad avallare il conformismo dominante. L’autore porta ad esempio una disciplina, la psicologia dell’evoluzione, che sostiene la cosiddetta “teoria dell’investimento parentale”, secondo la quale:
“i maschi sono stati programmati, da sempre, per garantire ed espandere la propria eredità genetica diffondendo il loro seme a buon mercato, mentre le femmine sono predisposte a trarre il massimo dal loro investimento essendo esigenti e garantendosi un maschio che abbia presumibilmente buoni geni e sia in grado di provvedere a lungo termine a loro stesse e ai figli”.
Per l'autore la teoria dell'investimento parentale viene spacciata per scienza, mentre in realtà si tratta della formulazione di un’ideologia conservatrice, che riflette una concezione puritana e vittoriana del rapporto tra i sessi. Sulla base di rigorosi esperimenti scientifici, il libro di Bergner sfata molti miti, pregiudizi e tabù. Per esempio che le donne abbiano necessariamente bisogno di più coinvolgimento emotivo degli uomini, che la loro sessualità sia meno visiva di quella maschile, che le donne siano fondamentalmente monogame. Tutt'altro. Pare che le donne si stanchino prima degli uomini del rispettivo partner, all’interno di una relazione monogama a lungo termine.
L’autore sostiene inoltre che il sesso "rude” è generalmente ben accetto dalla parte femminile della popolazione, che le donne tendono ad avere un’identità sessuale più fluida rispetto agli uomini e che sicurezza, coccole ed erotismo spesso confliggono. Un certo qual narcisismo - suggeriscono i ricercatori - domina la psiche femminile: alle donne piace essere desiderate.
Il libro si conclude con una disamina dei tentativi fatti dalla scienza per produrre molecole in grado di contrastare il calo del desiderio femminile. Infine l'autore invita alla cautela e a non trarre sulla sessualità femminile conclusioni azzardate:
“Nessuno dei ricercatori dai quali ho imparato tanto [...] sosterrebbero di avere risposte definitive ed esaurienti sul desiderio femminile. Tutti, per quanto suggestivi siano i loro esperimenti e acute le loro idee, sono profondamente consapevoli degli strati di incognite - e degli impedimenti a penetrarle”