L’adulterio è senz'altro uno dei temi più ricorrenti nella storia del romanzo. Madame Bovary di Gustave Flaubert, ritenuto quando uscì (nel 1856) un libro scandaloso, costituisce il romanzo sull’adulterio per antonomasia.
La storia è nota. Sposata ad un medico condotto, Charles Bovary, un uomo noioso che tuttavia ama profondamente la moglie, Emma, la cui sensibilità si è nutrita della lettura di romanzetti sentimentali, sogna una vita di lusso, di amori e di piaceri. La donna si impegna in alcune avventure romantiche che si rivelano deludenti amorazzi (i giovani Leon e Rodolphe) e, sommersa dai debiti, si suicida.
“Madame Bovary sono io” disse Flaubert e Dacia Maraini, accompagnando il lettore nella ricostruzione critica del romanzo, ci conferma che alcuni tratti che contraddistinguono Emma Bovary (per esempio la noia e l’insofferenza per la vita di provincia) appartengono in effetti allo stesso Flaubert. Ugualmente Flaubert riesce ad instillare in molti suoi altri personaggi ritratti nella vicenda raccontata una parte di sé.Nella genesi del romanzo, come motivo ispiratore, figura anche Louise Colet, con cui Flaubert intrattenne una lunga relazione, e che era essa stessa un’adultera con molti amanti, scelti di preferenza tra gli esponenti più alla moda del mondo letterario. Da Louise, Flaubert mutua vezzi e abitudini che trasferisce in Emma
Nell’analisi del suo romanzo più famoso, Dacia Maraini si sofferma sulla personalità dell’autore, Gustave Flaubert, illustrandocene vizi e virtù, predilezioni e idiosincrasie, concezioni estetiche e morali. Maraini, se approva il modo in cui Flaubert ritrae Emma, che “recita e si inventa un universo fatto di iperboli sentimentali”, riserva un sentimento di pietà per il marito Charles, che ama teneramente la moglie e la figlia, e che agisce nella vita senza ambizione, ma anche senza ombra alcuna di opportunismo.
“Rozzo, goffo, pigro, si direbbe perfino scemo, in realtà si mostra capace di ciò che nessuno dei personaggi flaubertiani sa fare: amare con dedizione materna, con tenerezza protettiva, con generosità infinita, la persona che ha scelto di amare”.
Charles pur nella sua goffaggine e mediocrità arriva ad accettare in toto l’altro da sé, senza pretendere di cambiarlo, accogliendone anche le storture. Scrive Maraini con fine sensibilità che Charles “appartiene al mondo dell’immaginazione futura”. Lo assomiglia al principe Myskin dell’Idiota di Dostoevskij, che incarnava nelle intenzioni dell’autore russo la bontà assoluta.
Ma è soltanto depravazione quella che anima Emma Bovary? Dacia Maraini avanza un’altra ipotesi e vede nella Bovary una donna che aspira alla libertà, libertà che passa “prima di tutto nella disobbedienza sessuale”. La sessualità femminile spaventa la società che cerca di arginarla, disciplinarla e reprimerla in tutti i modi. Ed “Emma, in qualche modo, porta in sè il germe della rivolta”.
Prosegue così Maraini:
“L’oscuro motore dell’adulterio, sembra dirci Emma Bovary, attinge a una primitiva grossolana politica della liberazione sessuale femminile in un mondo che prescrive la sua negoziata sottomissione”.
Ricostruendo con grazia la genesi e l'intreccio di un grande romanzo, Dacia Maraini ci propone delle chiavi lettura contemporanee ed inconsuete.