
Compiuti gli studi liceali a Stoccolma, frequenta un anno filosofia a Uppsala per poi occuparsi di molte altre cose: fa il giornalista, il maestro elementare, lo studente di medicina e l'allievo telegrafista. Tra il 1874 e il 1882 lavora presso la Reale Biblioteca di Stoccolma. Già scrive e presenta al pubblico alcuni drammi (A Roma, Il libero pensatore). Nel 1877 sposa l'aristocratica Siri von Essen, moglie dell'ufficiale Gustav Wrangel. La passione si trasforma presto in odio.
Nel 1888 Strindberg scopre il pensiero di Nietzsche. Rivaluta il cosmo tragico e mitico dei greci. Si fissa sulla guerra dei sessi, sull'astuzia di cui si servono i deboli, ivi comprese le donne, per prevalere sui forti. Lo svedese cerca di gettare luce sui meccanismi subconsci e inconsci che alimentano il grande conflitto di potere che anima la società moderna: il conflitto uomo-donna.
Tra le sue prime opere figura Il figlio della serva. Storia dell'evoluzione di un'anima (1849-67), in quattro volumi. Si tratta di un'autobiografia in cui narra le proprie esperienze in terza persona. Il protagonista si chiama Johan che è appunto il secondo nome dell’autore. Successivamente raccoglie la sua corrispondenza epistolare con Siri von Essen in un unico volume dal titolo Lui e lei, che verrà pubblicato soltanto nel 1919. Nel Figlio della serva Strindberg afferma di aver fatto “anatomia, fisiologia, psicologia e storia” del proprio cadavere. August si produce in una sorta di forma evoluta di romanzo naturalistico, che supera il modello di Zola, autore ammirato da Strindberg. Lo scrittore svedese si convince che l'oggetto di studio della letteratura non può essere che la propria vita, l'unica esistenza che può essere conosciuta nei dettagli.
Nelle sue analisi Strindberg si rifà alla psicologia di Ribot. Arriva a teorizzare il moderno “uomo senza qualità” descritto come una “molteplicità di riflessi, complesso di istinti e di desideri, alcuni repressi, altri sfrenati”. Emerge in Strindberg un'autoanalisi intrisa di nichilismo, l'atomizzazione del soggetto umano che “non crede più in nulla”, impegnato in una ricerca che non ha mai termine, perché la verità è in continua evoluzione. Emergono dal profilo dell'autore, dalla sua autoanalisi, i contorni dell'uomo moderno.
Nel 1884 gli viene intentato un processo per blasfemia, riferito alla prima raccolta delle "novelle coniugali " Sposarsi. Viene assolto.
Nel 1887 pubblica Vivisezioni con l'intento di realizzare una galleria di varia umanità, avendo come modello i Caratteri del moralista francese La Bruyere. Il libro finisce invece con l'assomigliare a un atlante criminologico scritto da Cesare Lombroso. Nelle pagine conferisce rilievo alla tecnica del flusso di coscienza, anticipando Joyce.
Grande opera di vivisezione è senz'altro Autodifesa di in folle, pubblicato nel 1893. Non si tratta di un'autobiografia fedele, bensì deformata, una trasfigurazione creativa delle proprie esperienze reali. Strindberg definisce il suo libro un resoconto “di fisiologia dell'amore, un segmento di psicopatologia, magari un frammento di filosofia del crimine”. In essa l'autore scandinavo lancia accuse e si esibisce in prese di posizione di cui subito dopo dubita. Un'opera che la critica definisce “dostoevskiana”.
Nel 1887 scrive la tragedia Il padre, che definisce “un capolavoro di dura psicologia”, “un dramma scritto con l'ascia, non con la penna”. L'intreccio vede un'unione in principio felice che si trasforma in un inferno. La moglie Laura conduce il marito, il Capitano, alla distruzione psichica e fisica, instillandogli il dubbio sulla paternità della figlia.
È del 1888 la composizione della “tragedia naturalistica” La signorina Julie. Qui Strindberg mischia lotta dei sessi e lotta di classe. Lasciata dal fidanzato, l'aristocratica Julie si abbandona lascivamente al suo servo Jean, si fa da lui dominare per poi suicidarsi.
La tragicommedia Creditori descrive un originale triangolo amoroso: Gustaf, “il creditore”, la moglie scrittrice Tekla e il suo nuovo amante, il pittore Adolf. Anche questa è una storia di omicidio psichico.
Con i suoi tre drammi Strindberg si impone sulle scene d'Europa. Si tratta di un Teatro dell'Assurdo ante litteram. I loro personaggi appaiono marionette guidate da oscure forze indifferenti alla morale, come l'autoconservazione e l'egoismo, o dalla volontà di vivere di Schopenhauer.
Nel periodo 1887-90 diventa l'arcipelago di Stoccolma il protagonista di una trilogia narrativa, composta dal racconto lungo
La gente di Hemsö, le dieci novelle di
Vita dell’arcipelago e il cupo romanzo Sul mare aperto.
Ne La gente di Hemsö lo scaltro contadino Carlsson sposa una anziana vedova impadronendosi del suo patrimonio, che però alla fine perde in seguito a una tresca con una serva.
Molti racconti di Vita dell'arcipelago costituiscono delle autentiche vivisezioni e hanno echi criminologici e lombrosiani.
Sul mare aperto è il più nicciano dei romanzi di Strindberg,
anche se è il racconto di un fallimento nella tensione verso un individualismo assoluto. Il protagonista, il raffinato e colto Axel Borg, è un Superuomo che viene sconfitto dal filisteismo che lo circonda e si disgrega vittima delle sue stesse forze interiori.
Nel novembre del 1888 Strindberg fonda a Copenhagen un proprio teatro sperimentale. In Strindberg non si può separare il drammaturgo dall'uomo di teatro. Egli ha vocazione di attore e scrive le sue opere pensando alla loro rappresentazione sul palcoscenico. Si dedicherà anche alla critica teatrale, che abbandonerà perché a suo parere il teatro mal sopporta le disamine troppo raziocinanti.
Dopo il divorzio da Siri von Essen (1892) lo scrittore definisce la sua condizione come “Tenebra, dolore, disperazione, scetticismo assoluto". La sua crisi personale origina il romanzo Inferno e il suo seguito Leggende. Si interessa all'alchimia; sente, rovesciando l'assioma naturalistico, che il poeta deve prendere il posto dello scienziato. Si dedica saltuariamente alla pittura. Teorizza l'incidenza “del caso nella produzione artistica”. Piega verso l'occultismo.
La crisi dei cinquant'anni porta l'autore svedese ad abbracciare le teorie del mistico visionario Emanuel Swedenborg, una crisi religiosa non immune da dubbi e smarrimenti nichilistici. Il romanzo Inferno, espressione di questo tormentato periodo di rivoluzione spirituale, racconta le peripezie di un alchimista solitario, che ha voltato le spalle all'amore ed è torturato da angosce e malesseri misteriosi, quasi vittima di mania di persecuzione. Ne esce un bilancio della propria vita impregnato di radicale pessimismo.
Scrive un dramma molto complesso Verso Damasco, in cui cerca di afferrare ed esprimere l”enigma della vita, senza produrre una sintesi. Strindberg diventa uno scrittore religioso, influenzato dal pensiero filosofico di Kierkegaard. Descrive la condizione umana come grottesca e sospesa tra hybris e némesis.
Ispirandosi a Shakespeare passa a scrivere drammi storici di ampio respiro, rifacendosi alla storia svedese e in seguito rappresentando personaggi della storia universale, come ad esempio Lutero. Nel 1903 porta a termine il romanzo Solo, in cui sottolinea la necessità della solitudine e dell'introspezione per la creazione artistica. Si tratta di un racconto che va a completare la sua autobiografia. Sfoghi autobiografici sono anche i successivi Sale gotiche (1904) e Bandiere nere (1904). Si tratta di opere minori che provocano infinite polemiche.
August Strindberg muore a Stoccolma il 14 maggio 1912, all'età di 63 anni.
Tema ricorrente nelle opere di Strindberg è l'infelicità coniugale. O’ Neil reputava lo scrittore svedese “il più moderno dei moderni”. Drammaturgo rivoluzionario, Strindberg si cimenta anche con opere di pedagogia dell'attore, ricche di consigli e di riflessioni sull'arte di “soffrire e godere, reincarnandosi e rivivendo sulla scena la vita di molti esseri umani”.
Seguendo l'esempio di Tolstoj, Strindberg si definiva “cristiano e socialista”. Interprete dell’inquietudine del nostro tempo, padre spirituale del movimento espressionista, ebbe inizialmente più successo in Germania che in patria. Il filosofo e psichiatra tedesco Karl Jaspers ne scrisse una patografia, Strindberg und Van Gogh (1922), che
però fallisce nel rendere conto della creatività dell’artista.
In Strindberg biografia e scrittura sono profondamente intrecciate.
Considerato da taluni critici un caso psichiatrico borderline, autore di grande
talento, autobiografico, ipersensibile, disarmonico, eccessivo,
eclettico, contraddittorio, misogino ed innovatore, Strindberg è uno scrittore potente e un genio dell'introspezione.
Riferimenti bibliografici:
Perrelli, F. Introduzione a Strindberg, Roma-Bari,
Laterza, 1990