Il saggio di Gros, piacevolmente letterario, rappresenta un elogio dell'arte semplice, ma potente, che tutti possono praticare e che è in grado di suscitare emozioni positive: camminare. Andare a piedi non solo migliora la nostra condizione fisica, ma rigenera anche la nostra psiche e il nostro benessere spirituale.
Gros evoca nel libro i camminatori. Personaggi illustri, scrittori, poeti, filosofi e leader politici che hanno tratto benefici creativi dalla pratica del camminare, consentendo loro di elaborare nuove idee sull'uomo e sul mondo. L’autore si serve delle biografie di Nietzsche, Rimbaud, Thoreau, Rousseau, i filosofi della Grecia Antica, Kant, Nerval, Montaigne, Wordsworth e Gandhi per imbastire la sua interessante dissertazione sul camminare, indagando tale attività nei suoi variegati aspetti.
Per molti dei personaggi evocati, lo studio e l'eleborazione intellettuale non erano attività da svolgere in solitudine, seduti a una scrivania, ma le loro migliori idee prendevano forma durante il movimento, camminando immersi nella natura.
Avere una mentalità rigida e limitarsi a studiare in modo routinario, sviluppare il cosiddetto “sedere di pietra”, può aiutare fino a un certo punto, ma non permette di ottenere un apprendimento vivo, autentico e originale. Il camminare divennne per alcuni degli eminenti personaggi esaminati, il vero scopo della vita.
“Star seduti il meno possibile; non fidarsi dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento - che non sono una festa anche per i muscoli. Tutti i pregiudizi vengono dagli intestini. Il sedere di pietra - l’ho già detto una volta - è il vero peccato contro lo spirito santo”.
(F. Nietzsche, Ecce homo)
“Non faccio mai niente se non camminando, la campagna è il mio studio; la vista di un tavolo, della carta e dei libri mi affligge, la strumentazione del lavoro mi avvilisce, se mi siedo per scrivere non mi viene in mente nulla e la necessità di avere dell’arguzia me la toglie”.
(J.-J. Rousseau, Mon portrait)
La filosofia greca antica, così profonda e preziosa, è stata concepita da camminatori. Lo testimonia Raffaello nel celebre quadro La scuola di Atene. Socrate non stava mai fermo e pare che Platone e Aristotele insegnassero camminando e trascinandosi dietro uno stuolo di allievi. I cinici avevano fatto del camminare il loro tratto distintivo.
Camminare può determinare una rigenerazione, una trasformazione interiore, una purificazione come avviene da secoli per i pellegrini che si recano, affrontando lunghe marce, a Roma, a Gerusalemme e a Santiago de Compostela.
Camminare genera piacere e gioia di esistere. La marcia determina felicità: si può rimanere colpiti da un bello scorcio, da un paesaggio suggestivo, dalla magica atmosfera di un istante, dalla magia di un incontro casuale. Camminare porta serenità ed equilibrio e contribuisce ad allontanare preoccupazioni e drammi esistenziali.
La marcia può assumere anche valenze diverse, può accompagnarsi a tristezza, malinconia, ricordi d'infanzia, nostalgia, evocazione di amori passati, struggimenti, ma si tratta di stati d'animo tenui, colmi di dolcezza.
La marcia - la biografia di Kant ce lo insegna - può assumere i connotati della pratica igienica, puo essere anche contrassegnata dalla monotonia, ma una monotonia che però è diversa, anzi sconfigge la noia.
Dopo un lavoro stressante esiste la passeggiata, intesa "come leggerezza, rilassamento", "distrazione". Passeggiando distrattamente, l'anima, come liberata, può mostrarci alcuni dei suoi volti nascosti. La passeggiata consente all'anima di manifestare la sua disponibilità.
La passeggiata può poi, in determinati luoghi deputati allo scopo, per lo più cittadini, costituire l'occasione di incontri mondani e galanti. Può mettersi al servizio della seduzione.
Bisogna considerare poi un personaggio particolare, messo in evidenza dal filosofo Walter Benjamin: il flâneur, una figura molto diversa rispetto al passeggiatore galante. Benjamin ha tratteggiato la figura del flâneur a partire da una rilettura degli scritti di Baudelaire. Tre condizioni determinano l'esistenza del flâneur: la città, la folla, il capitalismo. Egli è un camminatore di città, anzi di megalopoli. Cammina attraverso la folla, si muove - sottolinea Gros - in mezzo alle "masse laboriose, anonime, indaffarate" delle grandi città industriali. Una folla ostile, che vede nell'altro un ostacolo, un intralcio al suo incedere. L'altro appare come un antagonista. Il capitalismo ha trasformato tutto e tutti in merce, in oggetto di consumo. All' interno di questa cornice, il flâneur si staglia come sovversivo, seppure in modo ambiguo. Paradossalmente l'anonimato e la solitudine della massa costituiscono per il flâneur occasione di piacere. Il flâneur ama in modo ambivalente l'anonimato della folla solitaria.
Non avendo affari da concludere, egli può opporsi alla velocità, alla fretta richiesta dalla vita delle metropoli e abbandonarsi alla lentezza, cogliere dei particolari che il continuo affannarsi non consente agli altri di percepire. La vita emotiva e spirituale del flâneur è perciò più vivace di quella dell'uomo-massa. Il flâneur si nega al produttivismo e all'utilitarismo imperanti. Inutile e inattivo egli vive ai margini della società, opponendosi al consumo.
Marciare diventa l'espressione emblematica, umile ed essenziale, di leader politici non-violenti, come ad esempio Gandhi, abituato fin da giovane a compiere lunghi, chilometrici tragitti a piedi per andare a lezione. Camminare permette di controllare la rabbia e opporre dignitosamente resistenza al potere oppressivo.
Il libro di Frederic Gros (Saint-Cyr-l'École, 1965), docente di Filosofia all'Università di Parigi-XII e all'Istituto di Studi Politici di Parigi, è notevole e ben scritto. Un'opera che invita il lettore a interrogarsi sui valori e le priorità da adottare nella propria vita e a liberarsi dalle catene del conformismo e dei condizionamenti collettivi. Con questo suo saggio, Gros ci consegna un libro che, prendendo a pretesto il camminare,si trasforma ben presto in un manuale di saggezza interiore.
In sintesi, il saggio di Gros rappresenta un'ispirazione piacevole e stimolante, che spinge il lettore a considerare il potere trasformativo del camminare e ad abbracciare una prospettiva esistenziale più libera e autentica.