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Alberto Moravia, Agostino, Bompiani, 1988

 
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copertina libroSiamo a Viareggio, in Versilia, anche se l'autore non lo dichiara esplicitamente. Agostino ha tredici anni e il racconto adotta il suo punto di vista narrativo. Egli è in vacanza al mare con la madre, "una grande e bella donna ancora nel fiore degli anni". Insieme stanno sotto l'ombrellone o vanno al largo col pattino, si tuffano, nuotano e si divertono in perfetta armonia. Agostino è fiero della propria madre e della loro intesa.
Un mattino la mamma esce su un pattino bianco, senza di lui, in compagnia di un giovane alto, bruno e abbronzato. Agostino si sente improvvisamente escluso.
Nei giorni successivi, la madre porta anche Agostino nelle sue uscite in pattino col giovane, ma il ragazzino continua a percepire che qualcosa tra lui e sua madre si è spezzato, che la mamma è diversa dal solito, felice che il giovane bellimbusto la stia corteggiando.

Agostino, sentendosi umiliato ed amareggiato, decide di non uscire più in mare con la mamma e il suo corteggiatore. Un giorno, che il giovane ritarda, Agostino stuzzica, con un'osservazione sarcastica, la madre, che gli allunga un ceffone. Agostino scappa dalla spiaggia e va a nascondersi in una cabina. Qui conosce Berto, un coetaneo lentigginoso dalle "pupille celeste torvo" con una canottiera "con un largo buco in mezzo alla schiena" e una voce che tradisce "un rozzo accento dialettale".
Per farsi accettare da Berto, Agostino gli regala delle sigarette di proprietà di sua madre. L'altro lo tratta con sufficienza, con disprezzo e, durante il tragitto verso il bagno Vespucci, dove sta il resto della sua comitiva, Berto gli spegne il mozzicone di sigaretta sul dorso della mano e, alla reazione di lui, lo butta a terra con due pugni nello stomaco e quasi lo strangola. Agostino rimane turbato dalla "spietatezza" e "dalla straordinaria brutalità del ragazzo".

Al bagno Vespucci, l'ultimo bagno della spiaggia e il più povero, Agostino fa la conoscenza del resto della banda di ragazzi: Sandro, "il negretto" Homs, Tortima, "stupido quanto brutale" e un altro. Con loro è un bagnino di quasi cinquant'anni, il Saro, che ha le mani tozze, con sei dita ciascuna.

Agostino è oggetto di dileggio e di scherzi grossolani e triviali da parte del gruppo di ragazzi.
In seguito alle pesanti allusioni dei ragazzi, Agostino comincia ad intuire il genere di intimità che esiste nel rapporto tra sua madre e Renzo, così si chiama il giovane con cui lei esce in mare sul pattino bianco:

"Non provava a questo pensiero alcun senso di gelosia bensì un tremito tutto nuovo e strano di complicità, di curiosità e di cupa e compiaciuta approvazione".
Il cambiamento psicologico di Agostino lo induce a ricercare "la compagnia umiliante e brutale dei ragazzi" del bagno Vespucci. Durante un tragitto in barca il Saro tenta di sedurre Agostino, ma viene respinto. Sceso in spiaggia, Agostino subisce gli scherni, le derisioni e le pesanti allusioni della banda. Tuttavia:
"[...] come il solito, la sua ripugnanza non era più forte della torbida attrattiva che lo legava alla banda; e, mescolata con essa indissolubilmente, non gli permetteva di capire quanto piacere si nascondesse in realtà in fondo a quel ribrezzo".

Sentimenti contraddittori agitano dunque Agostino, sia nei riguardi della madre, cui non riesce a negare l'affetto nonostante abbia scoperto la sua nuova dimensione femminile, che nei riguardi dei nuovi compagni, rozzi, ottusi e violenti, su cui avverte la propria superiorità morale, ma alla compagnia dei quali non riesce a rinunciare. Gli amici perbene di prima gli appaiono ora noiosi e scipiti:

"Ma come gli apparvero scoloriti i ragazzi bene educati che qui lo aspettavano, come noiosi i loro svaghi regolati dagli ammonimenti dei genitori e dalla sorveglianza delle governanti, come insipidi i loro discorsi sulla scuola, le collezioni dei francobolli, i libri di avventure e altre simili cose. In realtà la compagnia della banda, quel parlare sboccato, quel discorrere di donne, quell'andare rubando per i campi, quelle stesse angherie e violenze di cui era vittima, lo avevano trasformato e reso insofferente delle antiche amicizie".
Un giorno, di ritorno da una scorribanda in pineta a caccia di passeri e di funghi, il Tortima gli mostra un villino dove alcune donne esercitano la prostituzione. Al rientro a casa, sorprende la mamma in salotto che si bacia con il giovane del pattino. La sera, procuratosi dalla madre con una scusa il denaro necessario, Agostino torna col Tortima alla villa in periferia, dove ci sono le donne. Ma, mentre al Tortima viene concesso di entrare nel bordello, Agostino viene respinto in modo umiliante. Se ne torna allora a casa amareggiato e chiede alla madre di far rientro in città.
Non essendo riuscito a possedere una donna, Agostino si sente ancora un bambino, sospeso per molti anni ancora in "questa sua sgraziata età di transizione".

Agostino è la descrizione della scoperta del sesso in un adolescente. Una scoperta per certi versi violenta, traumatica e angosciosa.

Alberto Moravia (pseudonimo di Alberto Pincherle, Roma 1907 - Roma, 1990) sa descrivere, con grande finezza psicologica, l'affacciarsi di Agostino dalla beatitudine e innocenza dell'infanzia alla misteriosa, affascinante, torbida, contraddittoria età adulta. Un passaggio colto nei suoi primi passi, allo stadio ancora larvale ed embrionale della prima adolescenza.
Agostino cerca di superare l'attaccamento edipico alla madre, accettato senza patemi durante la prima infanzia  e l'unico modo per sciogliere l'intrigato nodo psicologico che lo lega alla madre gli sembra essere il rapporto mercenario con una prostituta, definito nel racconto stesso "esperienza liberatrice".

C'è nel racconto anche il profilarsi di un mondo e di una società crudamente divisi in classi. Al mondo ricco e borghese di Agostino, con abitazioni eleganti e la spiaggia ordinata, gli ombrelloni e le cabine, fa da contraltare lo squallido Bagno Vespucci, con le sue baracche, dove al degrado dell'ambiente corrisponde il degrado ferino dei figli di pescatori e marinai che lo popolano. Un mondo popolare, tuttavia, dove la guerra di tutti contro tutti si staglia senza veli e dove le cose della vita vengono trattate senza orpelli o mistificazioni, dove gli istinti, anche quelli di sopraffazione, vengono agiti senza senso di colpa. Agostino è respinto e nello stesso tempo attratto dalla banda di teppistelli che frequenta e tale attrazione è da mettersi in relazione con il suo risveglio ad una nuova e più matura ed articolata consapevolezza dell'esistenza. Il bambino Agostino abbandona il porto sicuro dell'infanzia agiata per la navigazione, che si preannuncia lunga e difficile, nel mare aperto dell'adolescenza, denso di incognite, di oscuri pericoli e di dolorose scoperte.

Pubblicato nel 1943 in tiratura ridotta e ripubblicato da Bompiani nel 1945, Agostino, racconto in cui lo scrittore romano, sempre attento al dibattito culturale del suo tempo, sembra coniugare Marx con Freud, è considerato, con Gli indifferenti, il capolavoro di Moravia.

Gadda recensì entusiasticamente Agostino su "Il Mondo" nel novembre 1945, lodandone la limpidezza dello stile, la lucidità, l'obiettività, l'effetto realistico e l'autenticità.

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