(R. Chandler)
Io sono quel dannato tipo di persona che scrive a fatica sette
parole e ne cancella cinque.
(D. Parker)
Bisogna scrivere una storia semplice con la massima semplicità
possibile. Nella semplicità di una storia ci sono già abbastanza
complessità, ferocia e disperazione.
(K. Blixen)
Scrivo come posso, quando posso, dove posso. Scrivo in fretta e
furia, come ho sempre vissuto.
(L.F. Celine)
Ho imparato sulla mia pelle che basta poco, nell'arte dello
scrivere, per comunicare una quantità di cose e che, d'altra parte,
una quantità di parole può anche comunicare pochissimo.
(M. Spark, Atteggiamento sospetto)
Scrivere bene una vita è difficile quanto viverla.
(L. Strachey)
Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna nello stesso
ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione: così
potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
(D. Diderot)
Dostoevskij, Conrad, Tolstoj non furono molto attratti dagli
esperimenti di laboratorio[…] la loro arte non era il prodotto di
calcolati esperimenti formali.
(G. Vidal, Il canarino e la miniera. Saggi letterari
1956-2000)
Uno scrittore deve avere uno stile. Oggi è la cosa principale.
Bisogna distruggere tutti i vecchi modi di sentire le cose, di
vederle, di dirle.
(G. Stein)
Scrivo come se vi parlassi.
(Marivaux)
Non credo che un autore serio abbia mai esitato a usare
un'espressione perché è già stata adoperata. Sono i pubblicitari
che si sfiancano per affibbiare epiteti incongrui agli oggetti ordinari.
(E. Waugh)
Questo è un diario e dunque abbandonati, svela qualsiasi
nascondiglio della tua anima. Di che hai paura? Non temesti la
morte, sfidasti qualcuno. Quel che ti è rimasto, in te ancora
sepolto, aprilo alla luce, stendilo nella scrittura. Questo è
essere uomo.
(M. Tobino, Gli ultimi giorni di Magliano)
Che idea brillante era riuscito a farsi venire in
mente, che annotazioni penose ne erano risultate. Le parole
rovinano il pensiero, la carta lo rende ridicolo, e mentre ci si
accontenterebbe di mettere sulla carta anche qualcosa di rovinato e
di ridicolo, la memoria si lascia scappare persino questo qualcosa
di rovinato e di ridicolo. La carta trasforma una cosa straordinaria
in una cosa priva d'importanza, in una ridicolaggine - diceva Konrad.
(T. Bernhard, La fornace)
Spesso, da parte di giornalisti o anche
durante semplici conversazioni, mi è stata posta la
domanda: Ma lei, perché scrive? Normalmente a questo
rispondo, ed è la verità, che ci sono due ragioni
di grande importanza. La prima ha a che fare con la
necessità di non avere un capo, un boss. La seconda,
per non alzarmi presto. Penso che tutti saremo
d'accordo che sono delle cose non solo importanti, ma anche, in generale, difficili da raggiungere.
(J. Marias)
Metti a nudo il tuo cuore, e la gente starà ad ascoltarti per
quello - e solo quello è interessante.
(J. Conrad)
Niente corrompe un uomo così profondamente come scrivere un
libro.
(R. Stout, il personaggio Nero Wolfe in The mother hunt)
Voglio che la scrittura mostri come sono complicate le cose e
sorprendenti. Voglio emozionare i lettori, ma senza trucchi. Voglio
che pensino sì, quella è vita. Perché è la reazione che ho io di
fronte alla scrittura che ammiro di più. Una sorta di meraviglioso
sbalordimento.
[...] Non riuscivo a introdurre dei personaggi in una stanza senza
descrivere tutti i mobili. Lei mi dice che Hemingway insegnava a non
descrivere mai i personaggi. So tutto di quella regola. Ma tiro
dritto.
(A. Munro)
Senza la scrittura, ogni cosa diventerà insipida. Leggere non
avrebbe più senso, perché uno scrittore legge con uno scopo.
(V. S. Naipaul)
[...] "Moccoli" in piena regola, esattamente sillabati
e trascritti. Il lettore considera quella abietta pedanteria, quella
puntualità disgustosa; e scuotendo la testa, fra sé e sé
compassiona: "Chi sa poi a questo qui che cosa gli sembra di
fare."
Per conto mio, quando trovo in qualche scritto (e ogni giorno ne trovo
di più) parolacce di cotesto genere, che vorrebbero toccare il
culmine della violenza fantastica, dell'orrore, della passione, poco
ho da essere in dubbio ch'esse esprimano, invece e solamente, la
frigidità e la isteria d'un autore. L'arte non adopera materialmente
le cose dell'esperienza; ma dà forma comunicativa all'emozione
ch'esse suscitano in noi. E il procedimento di coloro che si tengono
su, e si fanno coraggio, a forza di "moccoli", oscenità e
parolacce, corrisponde come due gocciole d'acqua a quello dei pittori
bastardi, che non solo si limitano a riprodurre oggetti ed aspetti
materiali, ma per essere anche più sicuri, nella pasta dei colori
strizzati sulla tela inseriscono frantumi degli oggetti medesimi, come
stoffe, lustrini, stagnola, pezzi di latta credendo così che
l'illusione sarà irresistibile.
Ch'è un grandissimo sbaglio. Il lettore e lo spettatore recalcitrano
proprio dall'espressione eccessivamente aggravata di materia e
d'intenti. Cominciano subito a insospettirsi. Temono un sopruso. A
vedere tutta quella ostentazione di sudanti muscolature, la loro prima
idea è che i manubri siano di cartone, truccati. In altri termini: le
parolacce, le descrizioni troppo cariche e spinte, e non diciamo poi i
"moccoli", sono "controproducenti". In estetica,
sono pessimi affari, speculazioni sballate. Uno che se ne intendeva:
Montaigne, e ci teneva a dir pane al pane e vino al vino, una volta
osservò che ha voglia Marziale d'alzare le sottane a Venere fin sopra
la testa. Egli non riesce a mostrarcela intiera, come altri poeti
(Virgilio, Lucrezio) più discreti di lui. "Perché chi dice
tutto ci satolla e disgusta". E gli ingenui che si gonfiano la
bocca con le parolacce non fanno altro che distruggere in germe quegli
stessi effetti che si proponevano di suscitare. Ci invitano (cosa
umiliantissima) a pregare Venere cortesemente che non ne faccia di
nulla, e si rivesta e ci lasci in pace.
(E. Cecchi, Parolacce in Di giorno in giorno)
Mi stupisco che qualche imbroglione non abbia ancora pensato
di aprire una scuola di scrittura.
(A. Cravan, dadaista-pugile, 1914)
La frase migliore? La più corta.
(D. Hammett)
Comunicare la propria esperienza vissuta non consiste nel
trascrivere sulla carta un linguaggio preesistente: il vissuto non
è formulato; per lo scrittore si tratta di strappare degli
enunciati definiti e intelligibili alla confusa opacità del non
detto.
(S. de Beauvoir, La terza età)
Scrivere a questo mondo bisogna, ma pubblicare non
occorre.
(I. Svevo)
Un'opera non dovrà mai
"piacere", "entusiasmare", ma
"interessare", o almeno
"incuriosire". I giudizi positivi dovranno
essere espressi con i seguenti aggettivi
(assolutamente vietati i rozzi "bello",
"grosso", "brutto"):
"intrigante" (molto in voga, ma in lieve
declino), "ben strutturato",
"esperto", "rilevante". I
negativi: "fragile", "futile",
"irrilevante", "supponente"; il
colmo della ripulsa si esprime con l'aggettivo aulico
"turpe".
Assolutamente vietato il turpiloquio in conversazioni
letterarie, eccezion fatta per l'efficace definizione
"stronzo", ma pronunciata a bassa voce e
con un risolino d'intesa. Fareste ridere glia stanti
al solo pronunciare locuzioni quali "alla
grande", "al limite",
"chiaramente", "non c'è
problema", "è il massimo", "mi
pare giusto". Fra i giochi di carte,
consigliabili i tarocchi, tollerato il tresette.
(L. Canali, Manuale ad uso degli
scrittori esordienti)
È il ben pensare che conduce al ben dire.
(F. De Sanctis, La giovinezza)
La semplicità è la forma della vera grandezza.
(F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana)
La chiarezza adorna i pensieri profondi.
(Vauvenargues)
Con la virtù si fanno solo opere fredde. Sono la passione e
il vizio ad animarle.
(D. Diderot)
Niente di peggio che lavorare a orario fisso: si produce
scrittura burocratica.
(A. Arbasino)
Scrivo per scrivere.
(C. Simon, premio Nobel per la Letteratura 1985)
Uno scrittore non legge i colleghi: li sorveglia.
(J. Chapelan)
Bisognava cercare di interpretare le sensazioni come segni di
altrettante leggi e idee, tentando di far uscire dalla penombra quel
che avevo sentito, di convertirlo in un equivalente intellettuale.
(M. Proust)
È in ogni uomo di attendersi che forse la parola, una parola,
possa trasformare la sostanza di una cosa. Ed è nello scrittore di
crederlo con assiduità e fermezza. È ormai nel nostro mestiere, nel
nostro compito. È fede in una magia: che un aggettivo possa giungere
dove non giunse, cercando la verità, la ragione; o che un avverbio
possa recuperare il segreto che si è sottratto ad ogni indagine. Ma
è l'ottimismo che se ne va sempre per ultimo, e che dunque serve,
sovente, di più lungo aiuto.
(E. Vittorini, Diario in pubblico)
La mala salute va a nozze con la scrittura. Il malessere è
l’inchiostro dello scrivere.
(G. Manganelli)
Scrivere è una malattia, come la perla.
(R. Musil)
Come faccio a far capire a mia moglie che anche quando guardo
fuori dalla finestra sto lavorando?
(J. Conrad)
Meno c'è da dire su qualcosa, più la scrittura tende
all'opacità.
(N. Hornby, Una vita da lettore)
Evitare le parole stravaganti. [...] Tutti
i termini pedanti non servono allo scopo.
(P. Roth, Operazione Shylock)
La camera di David era la classica, spartanissima cella dello
scrittore: scrivania, una sedia, materasso sul pavimento, pile di
libri ovunque.
(K. Dornstein, The Boy Who Fell From the Sky)
Quandoque bonus dormitat Homerus.
traduzione: A volte anche il grande Omero sonnecchia.
(Orazio, Ars poetica)
"Come mi sento se fossi lei? Come dev'essere stare dentro
la sua pelle?" - questo è ciò che devi fare se vuoi scrivere
anche il più semplice dei dialoghi: devi spartire non soltanto la tua
fedeltà, ma persino i tuoi sentimenti fra diversi personaggi. Credo
che sto parafrasando D.H. Lawrence, il quale un giorno disse che per
scrivere un romanzo bisogna essere capaci di assumersi una mezza
dozzina di conflitti e sentimenti contraddittori e opinioni, con lo
stesso grado di convinzione, veemenza ed empatia.
(A. Oz, Contro il fanatismo)
Il mio compito può essere solo quello di riferire le mie
percezioni, quale che sia il loro effetto, di riferire sempre le
percezioni che mi sembra valga la pena di trasmettere agli altri, di
riferire o quello che vedo o quello che, nel ricordo, vedo ancora
oggi, quando, come adesso sto facendo, mi guardo indietro e molte cose
di trent'anni fa non mi sono più chiare, ma altre sono ultraevidenti
come se fossero successe ieri. Per salvarsi, quelli a cui ci
rivolgiamo non credono alle nostre parole, spesso non credono alle
cose più ovvie. L'uomo si rifiuta di lasciarsi disturbare da un
disturbatore della pubblica quiete. Per tutta la vita io sono
stato un disturbatore del genere, e sempre sarò e rimarrò un disturbatore
della pubblica quiete.
(T. Bernhard, La cantina)
Quando scrivo non leggo nulla, quando leggo non scrivo nulla, e
per lunghi periodi di tempo non leggo nulla e non scrivo nulla,
entrambe le cose mi ripugnano nello stesso modo. Per lunghi periodi
scrivere e leggere mi risulta altrettanto odioso, e sono condannato
all'inattività, vale a dire all'esame torturante e approfondito della
mia personalissima catastrofe che vedo da un lato come curiosità,
dall'altro come conferma di tutto ciò che io sono oggi, nonché di
tutto ciò che in queste circostanze tanto quotidiane quanto
innaturali, artificiose, e addirittura perfide, io con l'andar del
tempo sono diventato.
(T. Bernhard, La cantina)
È stato scritto da più parti che una lettura avvincente
stimola la scrittura, che la scrittura stessa è oggi considerata un
piacere. Crediamo che sia così, anzi a nostro avviso la lettura stimola
anche il dialogo, il racconto. Chi ha letto e gustato una bella storia
è naturalmente portato a raccontarla oralmente e qualche volta anche
per iscritto. I piaceri in questi casi si sommano: a quello
della lettura di un bel romanzo o di un bel saggio si aggiunge quello
della rievocazione, della narrazione, quasi per rivivere lo stesso
piacere insieme ad altri nel momento in cui ad altri lo comunichiamo.
(E. Detti, Il piacere di leggere)
Ogni attività del pensiero che non sia diventata scrittura è
in fin dei conti assolutamente priva di valore, perché inquieta se
mai solo chi se la inventa, non fa storia, mentre lui, come è
naturale, aveva l'ambizione di fare storia, il che è da sempre il
primo presupposto per uno scritto importante ed epocale.
(T. Bernhard, I mangia a poco)
- "Qualche consiglio agli aspiranti scrittori?"
- "Leggete più che potete, e rileggete con occhio critico.
Lasciate perdere i corsi di scrittura creativa, e non fate mai leggere
ad altri un lavoro in corso, non si sa mai, qualcuno potrebbe poi
avere la vostra stessa idea..."
(N. Gordimer, "Il mio Sudafrica", intervista a L'Espresso
31.01.2008)
I poeti parlano sempre della propria casa, del proprio papà e
della propria mamma e attraverso un'operazione di questo tipo, però,
cercano prima di tutto di parlare fino in fondo di sé.
(G. Bassani, Italia da salvare)
Scrivere è sempre per me una sorta di campagna militare.
Confesso che lo affronto con metafore militari. C'è una strategia,
una concezione generale, e via via tutta una serie di tattiche. Se sei
bloccato, mai chiuderti in trincea; continua ad avanzare. Mai cercare
di espugnare una roccaforte prendendola d'assalto o disponendo un
assedio. giraci intorno e con il tempo cadrà da sola. Niente battaglie
campali con le voci interiori di sabotatori, disfattisti, avversari.
Una scaramuccia, un rapido lancio di frecce e via, nel folto del
paragrafo successivo. La vulnerabilità, la scarsità di riserve vanno
mimetizzate con coreografiche parate e squilli di tromba (non
dimenticare che anche gli altri sono altrettanto vulnerabili).
Saccheggia i magazzini del pensiero, ammoderna vecchi materiali e
usali per rinforzare le linee. Abbandona il terreno che non puoi
sfruttare, ma se stai inseguendo un argomento, annettiti tutti i
territori che puoi.
(J. Hillman, Un terribile amore per la guerra)
Non può esserci eleganza di parole, senza aver prima concepito
e sviluppato un pensiero, e non ci può essere chiarezza di pensiero
senza chiarezza di parole.
(Cicerone, De oratore)
L'arte dello scrivere consiste nel cancellare, cancellare,
cancellare.
(R.L. Stevenson)
Parlare oscuramente lo sa fare ognuno, ma chiaro pochissimi.
(Galileo)
Scrivere è, per me, il tentativo di mettere ordine nel mondo
che sento come labirinto, come manicomio.
(F. Durrenmatt)
Scrivi con furia, correggi con flemma.
(W.D. Roscommon)
Pensare col cuore e scrivere con la testa.
(C. Dossi)
Non basta che lo scrittore sia padrone del proprio stile.
Bisogna che lo stile sia padrone delle cose.
(G. Leopardi, Zibaldone)
Scrivere, pertanto, è un'attività complessa: è, insieme,
preferire l'immaginario e voler comunicare; in queste due scelte si
manifestano tendenze assai diverse e a prima vista contrastanti. Per
pretendere di sostituire un universo inventato al mondo esistente,
bisogna rifiutare aggressivamente quest'ultimo: chiunque vi stia
dentro come un pesce nell'acqua e pensi che tutto va bene, non si
metterà certo a scrivere. Ma il desiderio di comunicazione
presuppone che ci si interessi agli altri; anche se nel rapporto
dello scrittore con l'umanità entra dell'inimicizia e del
disprezzo.
(S. de Beauvoir, La terza età)
Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore
trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza
certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe
luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e
disperazione, tante pagine non sarebbero nate.
(C. Magris)
Scrivere per essere vivi e autentici. Non conosco altra ragione
valida per scrivere. La fama è decisamente secondaria e non
meriterebbe che minimi sforzi.
(G. Pontiggia)
Non c´è nulla di sorprendente come la vita. Tranne lo
scrivere. Lo scrivere. Sì, certo, tranne lo scrivere, l´unica
consolazione che abbiamo.
(O. Pamuk, Il libro nero)
Esiste una sola scuola: quella del talento.
(V. Nabokov, Intransigenze)
- Quali sono le virtù letterarie a cui cerca di arrivare, e
come?
- "La capacità di chiamare a raccolta le parole migliori, con
ogni aiuto disponibile, lessicale, associativo e ritmico, per
esprimere con la massima precisione possibile ciò che si vuole
esprimere".
(V. Nabokov, Intransigenze)
Per scrivere bisogna... scrivere! E poi riscrivere. Non si deve
pretendere il perfezionismo formale alla prima stesura: si deve fare
una prima stesura completa, bisogna avere la storia sul foglio. Poi si
può passare tutto il tempo che si vuole a riscrivere, correggere e
modificare. Scrittura e riscrittura procedono di pari passo.
(I. Welsh, intervista a L'Espresso, 13 agosto 2008)
La gran cosa è resistere e fare il nostro lavoro e vedere e
udire e imparare e capire, e scrivere quando si sa qualcosa; e non
prima; e, porco cane, non troppo dopo.
(E. Hemingway)
Un bravo scrittore non si riconosce tanto da quello che pubblica
quanto da quello che butta nel cestino della carta.
(G. Garcia Marquez, Come si scrive un racconto)
"Dico sul serio, Rodolfo. La scrittura non è la mia vita.
Mi sono stancato di dare testate nei muri, e poi da quando ho smesso
sto molto meglio, ho di nuovo giornate normali, tutte libere e me le
rosicchio con calma. Basta tensioni, basta fretta, dopo pranzo invece
di acutizzarmi l'artrosi cervicale alla scrivania mi stravacco in
poltrona, faccio i miei rutti in santa pace e mi fumo perfino una
sigaretta."
(C. De Marchi, Il talento)
Quel che si scrive con fatica, si legge con facilità.
(V. Nabokov)
Le parole, il linguaggio, lo stile sono figlie del tema di cui si
tratta e se lo scrittore si è comportato bene, è stato sincero,
onesto, allegro, torvo, ha amato, ha odiato, se insomma è stato un
uomo, esse verranno, arriveranno. La letteratura è inoltre ordine e
giustizia.
(M. Tobino)
Cortese lettore,
ho sentito dire che nulla procura tanto piacere a uno scrittore quanto
notare che i suoi lavori sono citati con rispetto da altri autori colti.
Questo piacere io l’ho goduto raramente, perché seppure io sia stato
– se ciò può esser detto senza vanità – un eminente autore di
almanacchi annuali per un quarto di secolo, gli autori miei confratelli,
non so per quale ragione, hanno sempre risparmiato i loro applausi, e
nessun altro autore ha mai prestato la benché minima attenzione a me,
così che, se i miei scritti non mi avessero solidamente procurato da
vivere, questa grande mancanza di lode mi avrebbe totalmente
scoraggiato.
Giunsi alla fine alla conclusione che la gente era il giudice migliore
dei miei meriti.
(B. Franklin, Il povero Richard)
La precisione e la concisione, che a quanto mi si dice sono il mio
modo di scrivere, mi sono venute dal mio mestiere di chimico. Come anche
l'abitudine all'obiettività, a non lasciarsi ingannare facilmente dalle
apparenze.
(P. Levi e T. Regge, Dialogo)
È necessario poi che tu non scelga
le tue parole senza qualche svista;
nulla più caro della canzon grigia
dove l'incerto s'unisce al preciso.
(P. Verlaine, Arte poetica)
I delusi hanno un'idea
sbagliata della lingua, la immaginano come un computer, del quale prima
vengono stabilite le regole (la grammatica), poi quelle regole usate.
Capita invece il contrario: prima le lingue sono usate, e soltanto in un
secondo tempo i grammatici ne traggono delle regole.
(G.L. Beccaria, Il mare in un imbuto. Dove va la lingua italiana)
Non
scrivo mai alla svelta, cioè di getto. Sono uno scrittore lento, uno
scrittore cauto. Sono anche uno scrittore incontentabile. Non assomiglio
davvero a quelli che si compiacciono sempre del loro prodotto, manco
urinassero ambrosia. In più ho molte manie. Tengo alla metrica, al
ritmo della frase, alla cadenza della pagina, al suono delle parole. E
guai alle assonanze, alle rime, alle ripetizioni non volute. La forma mi
preme quanto la sostanza.
(O. Fallaci, La rabbia e l'orgoglio)
Ho visto molte volte
l'espressione dei giornalisti migliori, da Cavallari a Pansa, da
Emanuelli a Ronchey, quando avevano finito di scrivere un articolo, e
sembravano trasfigurati dalla fatica. Chi scrive con facilità, senza
sforzo, produce di solito cose mediocri.
(P. Ottone, Le regole del gioco)
La loro lingua è la lingua
della menzogna. E poiché la loro cultura è una putrefatta cultura
forense e accademica, mostruosamente mescolata con la cultura
tecnologica, in concreto la loro lingua è pura teratologia. Non la si
può ascoltare. Bisogna tapparsi le orecchie.
(P.P. Pasolini, Lettere luterane)
Lavoro sempre, senza
interruzione. E quando comincio un nuovo libro faccio sempre allo stesso
modo: scrivo il titolo del libro, poi scrivo il mio nome, poi scrivo
capitolo primo. Poi parto.
(M. Spark)
L'opera d'arte è sempre
una confessione; e, come ogni confessione, vuole l'assoluzione. Successo
mancato equivale assoluzione negata.
(U. Saba)
Ogni evento può essere spremuto, concentrato in una
poesia. Ogni fatto contiene in sé una carica che la poesia è pronta e
in grado di raccogliere.
(W. Szymborska)
A molti piace pensare che per vederci chiaro non
bisogna credere in niente. Se osservi le cellule al microscopio può
anche andare. Ma non se scrivi di narrativa. Per lo scrittore di
narrativa, non credere a niente equivale a non vedere niente.
(F. O' Connor)
Scrivere un libro [...] vuol dire innanzi tutto
sedurre il mondo. Voi dovete sempre pensare che la prima regola è
quella di afferrare il vostro lettore, e fare in modo che non si stacchi
più dalla vostra scrittura. Deve tornare a casa e pensare soltanto a
riprendere la lettura che voi gli state dando. La scrittura dunque è
innanzi tutto seduzione.
(R. Cotroneo, Manuale di scrittura creativa)
Non
so che cosa succede nelle innumerevoli scuole di scrittura creativa. La
cosa migliore sarebbe impegnarsi in un'attività oggi non più ovvia:
insegnare a leggere. La letteratura nasce (è sempre nata) anche come
imitazione, variazione, ripresa di opere già scritte.
(A. Berardinelli. "Creatività: prima di dedicarsi a scrivere,
leggere almeno la grande letteratura"Avvenire,
06.02.2010)
Era cominciata quando la ragazzina Anna Maria,
quinta di sette fratelli, renitente allo studio e alla disciplina
scolastica, diventa la scrivana di casa redigendo i temi per i fratelli
e le lettere per il padre che doveva costantemente difendersi dai
creditori, e legandosi per sempre, per questa via spontanea e umile,
alla scrittura.
(E. Rasy, "Anna Maria Ortese non era una zingara" in Memorie
di una lettrice notturna)
Credo che l'unico modo per imparare a
scrivere racconti sia scriverne, e poi, in un secondo tempo, cercare di
capire quello che si è fatto. Soltanto col racconto già sotto gli
occhi, si può riflettere sulla tecnica.
(F. O' Connor)
La tecnica non è un know-how, o un insieme di
regole, ma lo sviluppo e l'approfondimento di una sensibilità.
(P. Brook, regista)
Per
quanto mi riguarda, dato che l'80% dei pensieri che mi vengono in testa
somigliano più alla riflessione che alla narrazione e più all'aforisma
che al verso, ho deciso che il mio genere è saggistico. Ma vedo diversi
intelligenti saggisti che scrivono il loro bravo romanzo perché
altrimenti non si sentono veri scrittori. Capire qual è il proprio
genere letterario non sempre è facile. È pieno di poeti che non sanno
scrivere versi e di narratori che non sanno raccontare. Ma anche la
saggistica sa essere mediocre o pessima. Molti sono i filosofi che fanno
intarsi di citazioni erudite e di termini gergali senza mettere in piedi
un ragionamento. La saggistica, prima di essere un genere ambizioso,
dovrebbe essere un genere umile: saper dire qualcosa di interessante nel
modo più chiaro e con il minor numero di parole. Cosa che vale, credo,
per tutti i generi letterari.
(A. Berardinelli. "Bastasse la scuola di 'scrittura creativa' per fare
un romanziere da bestseller",
02.04.2011)
Niente è più facile dello scrivere
difficile.
(K. Popper, Rivoluzione o riforme?)
-
Mi è venuto un po' lungo, disse. Quando si è di fretta viene sempre
tutto un po' lungo, lo sai.
(A. Baricco, Mr Gwyn)
Nulla è sicuro, ma scrivi.
(F. Fortini)
Sono diventato scrittore perché ho fatto di testa
mia.
(H. Murakami, L'arte di correre)
Già vicino alla porta del giardino, d'un tratto lo scrittore
tornò indietro. Corse in casa, salì a precipizio nel suo studio e
sostituì una parola con un'altra.
(P. Handke, Pomeriggio di uno scrittore)
Novantanove per
cento talento... novantanove per cento disciplina... novantanove per
cento lavoro. Non devi mai essere soddisfatto di quello che fai:
potresti sempre farlo meglio.
(come diventare un buon romanziere secondo W. Faulkner)
È un grave compito tramutare le sensazioni e i sentimenti in
parole, scritte o parlate, in modo che possano, a loro volta, dare a chi
legge o a chi ascolta le identiche sensazioni e gli stessi sentimenti. È
un compito grandioso.
(J. London, Martin Eden)
Voi lo sapete, l'unica ispirazione che ho avuto finora è la
lentezza.
(P. Handke, Pomeriggio di uno scrittore)
Una ventina d'anni e nove libri dopo aver conseguito il master
in scrittura creativa all'University of California [...] la gente mi fa
ancora domande sui corsi di scrittura creativa, come se il fatto di
averne frequentato uno sia stato un incidente di percorso, un po' come
fare una stagione a Disneyland travestiti da Pippo. Giornalisti,
critici, aspiranti studenti, gente comune: tutti quanti hanno dubbi al
riguardo. I corsi di scrittura hanno un qualche valore? Sono utili per
gli scrittori in erba? Impongono, forse inconsciamente, a chi li
frequenta stili e temi standardizzati? E a volte, con una strizzatina
d'occhio accusatoria: si può davvero insegnare a scrivere? Per tutte
queste persone, io ho delle risposte. In sintesi: sì; sì; non credo, ma
può essere; e sì.
(M. Chabon, "Cosmodemonic" in Uomini si diventa)
Per quanto mi riguarda il personaggio è tutto. Non ho mai capito
il motivo di metterci dentro anche una trama.
(A. Tyler)
L'esistenza è una serie di note a piè di pagina in un ampio,
oscuro capolavoro incompiuto.
(V. Nabokov)
Già quando io, da quanti anni ormai?, mi sono isolato e mi sono
messo in disparte per scrivere, ho confessato la mia sconfitta come
individuo sociale; mi sono escluso dagli altri per tutta la vita. Anche
se starò insieme a loro sino alla fine, approvato e benvoluto, iniziato
ai loro segreti - non ne farò mai parte.
(P. Handke, Pomeriggio di uno scrittore)
Pratico le arti marziali come pratico la scrittura: deve essere
breve, affilata, precisa e dritta al bersaglio.
(J.R. Lansdale)
Ciò che è esatto è breve.
(J. Joubert)
Cominciai a tenere dei diari quando avevo quattordici anni e
l'ultima volta che li ho contati erano quasi un migliaio. [...] Nella
maggior parte dei casi, però, è raro che io consulti i diari che ho
tenuto per gran parte della mia vita. L'atto di scrivere è, di per se
stesso, sufficiente: serve a chiarire i miei pensieri e i miei
sentimenti. È parte integrante della mia vita mentale; le idee emergono
e prendono forma nell'atto della scrittura.
[...] L'atto di scrivere, quando funziona, mi dà un piacere e una gioia
diversi da qualsiasi altra cosa. A prescindere dall'argomento che sto
trattando, scrivere mi porta in un altrove in cui sono completamente
assorbito, e dove dimentico pensieri distraenti, preoccupazioni, ansie e
perfino il trascorrere del tempo. Quando mi trovo in quegli stati della
mente rari e beati, posso scrivere senza fermarmi finché non riesco più
a vedere il foglio. Solo allora mi accorgo che si è fatta sera e che ho
scritto tutto il giorno.
(O. Sacks, In movimento)
Non conosco situazione più sgradevole in cui possa cacciarsi un
autore di una lite con i suoi critici, né lavoro più inutile di quello
di rispondere loro. [...] Non si guadagna nulla combattendo l'opinione
del recensore. Se il libro di cui ha parlato male è di valore, la sua
opinione sarà smentita dall'elogio di altri; se non è di valore, il suo
giudizio sarà confermato da altri. [...] Se gli è stato fatto un torto
che lo sopporti. Sopportarlo è consono alla dignità della posizione che
egli dovrebbe assumere.
(A. Trollope, Un'autobiografia)
È il ben pensare che conduce al ben dire.
(F. De Sanctis)
Sembra quasi che una fatalità costringa la mia mente a esprimere
i suoi giudizi e le sue affermazioni dapprima in modo goffo e sbagliato.
In passato avevo l'abitudine di pensare a lungo prima di scrivere una
frase, ma da molti anni ho visto che guadagnavo tempo a buttare giù al
più presto possibile pagine intere senza curare la calligrafia e
abbreviando le parole, per poi correggere con ponderatezza. Le frasi,
scritte in questo modo, risultavano assai migliori di quelle che erano
state più pensate.
(C. Darwin, Autobiografia)
La penna è la bacchetta magica che fa apparire quello che ancora
non sai.
(H. Kureishi)
Non so che cosa penso finché non lo scrivo.
(J. Didion)