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L'ozio è il cominciamento di ogni
psicologia. Bisognerebbe capirci qualcosa. Il suo è terrorismo intellettuale. Non ho tempo di leggere testi palesemente
barocchi. Lo psichiatra ha bisogno dello psichiatra. La psicoanalisi mi sembra una cosa molto approssimativa. Non si cresce senza rischiare, senza
mettersi alla prova, senza provare a navigare da soli Suocera e nuora nella stessa casa sono
come due mule selvatiche nella stessa stalla. L'analista non si autorizza che da se
stesso. Un impulso smisurato pone all'intelletto
dei compiti e mette il soggetto in situazioni che
sono al disopra delle sue forze. Questi individui,
spesso forniti di un'eccellente memoria meccanica e
linguistica, "appaiono all'osservatore
superficiale come pensatori versatili, mentre per
colui che li osserva più attentamente sono solo dei
confusionari". Essi sono incapaci "di
trovare nell'esperienza direttive utili per le loro
azioni", ma hanno di sé stessi
un'incorreggibile sopravalutazione e una completa
mancanza di autocritica. Per questo impulso a farsi
valere, per il bisogno di fare impressione, per
queste "idiozie da salotto", parlando danno
libero corso a tutte le associazioni che sorgono in
loro: sembra di essere di fronte ad una fuga di idee,
ma non è una vera fuga di idee, è solo una ricca
catena di "trovate" comprensibili, che
procedono secondo il filo conduttore del linguaggio e
di una memoria meccanica. Invece di sviluppare delle
idee, espongono il loro sapere in modo caotico,
invece di manifestare una opinione e di prendere
posizione, mostrano una magniloquenza spiritosa. Le
parole, e non il pensiero, hanno la direzione del
discorso. Ad un pensiero cosciente del fine, si sostituisce una specie di voluttà per lo spirito che
suppongono di possedere, e che però riproduce
soltanto, in modo testuale, ciò che hanno letto. Tali
individui ingannano per il tipo di convinzioni che
essi hanno e che ricorda la "pseudologia
fantastica, come se ciò che dicono provenisse più o
meno da loro stessi"; e per contenuto scelgono
volentieri i problemi più elevati. Più della psicologia stessa, la
sofferenza la sa lunga in materia di psicologia. Gli scritti di Lacan sembravano difficili
a molti: Melanie Klein non lo lesse mai perché,
diceva, ci sarebbe voluto troppo tempo per
decifrarlo, persino Heidegger lo trovava oscuro. Impossibile ridire quel che hanno patito le mie orecchie a una
serata di freudiani. Era un confricarsi inerte di stupidità che si
riconoscevano nella medesima iniziazione; il linguaggio erano vermi
esplosi in menti decomposte, o degradate da una dose alcolica
micidiale e continua di scemenza. Conferenzieri e ascoltanti
fumavano tutti, nervosissimi. Impossibile resistere a due nubi
tossiche congiunte... L'oratrice, di una certa eleganza,
disinvoltamente idiota, dirige una rivista; nel viso senza luce si
leggeva il miserabile bisogno di sentirsi superiori, per mezzo di un
linguaggio che fornisca le chiavi del mistero. Un complesso d'inferiorità deriva semplicemente dalla
sensazione che non si sta facendo del proprio meglio. La psicoanalisi non è una scienza. È soltanto una congettura
che tutti possono variare a loro arbitrio, capriccio e fantasia. Se io, come professore universitario, un anno dico che credo
in Platone e l'anno successivo che non ci credo più, nessuno mi
toglie lo stipendio. Ma se un analista, in capo a una vita dedicata
alla professione si accorge che la psicoanalisi non funziona, come fa
a tornare indietro, a rinunciare al lavoro? I bambini più piccoli [...] sanno già che "il bacio
della mamma fa passare tutto". Purtroppo, la fiducia
nell'onnipotenza materna scompare e viene sostituita dalle credenze
della comunità di cui fanno parte. Nello Zambesi, la fiducia può
essere riposta nell'agitare pezzetti d'ossa; sulla Senna nel potere
dell'acqua di Vichy; sul fiume Hudson nel lettino dello
psicanalista. "No, non sono andato da uno psicologo, né intendo
andarci. Sono un uomo fatto e finito. Non amo farmi dare consigli.
Sono ormai fuori della portata di qualsiasi consiglio". Qua e là appare un giovane, appena maturo per il servizio
militare, e racconta che si è meritato un'alta carica militare per
un qualche merito davvero straordinario, che si è conquistato sul
campo (...) e poi che Hindenburg, il Principe ereditario o
l'Imperatore lo ha lodato o invitato a pranzo... In psichiatria
questi "Tartarino di Tarascona" si conoscono col nome di
bugiardi patologici, imbroglioni isterici o pseudologia phantastica. L'errore è credere di poter chiarire qualcosa. Le cose
capitano e parlarne non aiuta. Non voglio conoscermi interiormente. Non faccio il sub, faccio
il surf. Il sintomo è una metafora. Di solito la madre, più che amare il figlio, si ama nel
figlio. Dei sei casi clinici pubblicati da Freud quali pilastri della
psicoanalisi, uno riguarda un paziente che abbandonò disgustato la
terapia dopo appena tre mesi, due non furono realmente tratti da lui
e un altro non implicò alcuna vera terapia. Dei casi effettivamente
seguiti, solo due comportarono vere o supposte cure, ma uno dei
pazienti ebbe in seguito a dire che la "cura" si era
basata su un completo fraintendimento dei fatti. Non è compito dello psicologo capire quel che non si capisce.
Non facciamo i ciarlatani e dichiariamo francamente che a questo
mondo non si capisce nulla. Soltanto gli imbecilli e i ciarlatani
sanno e comprendono tutto. La psicoanalisi è stata vissuta dalla generazione del '68
come un vento di libertà; oggi prende la forma di un dogma
intoccabile. Si crede in Freud come si crede nel Vangelo. Questo deve
finire. La coscienza è più terribile di qualunque inconscio. Un pregiudizio molto comune [...] pretenderebbe che i bisogni
umani fossero più semplici nelle culture primitive, e invece più
complicati e magari anche più artificiosi nelle culture
industriali. Questo assunto è suggestivo, ma è probabilmente assai
più falso che vero. I nostri bisogni fondamentali sono, in realtà,
sempre gli stessi: ciò che varia è caso mai la risposta che ogni
cultura è in grado di fornire. Il problema è che [...] sicuramente
le culture preindustriali forniscono ai singoli un difetto di
risposte, cioè offrono una carenza di possibilità ai bisogni di
ciascuno. Le persone continuano a smettere di fumare o di bere, a
perdere peso, a curare la propria salute, a creare rapporti
affettivi sani, a crescere dei bambini forti e felici, a portare il
loro contributo alla comunità e a battersi per una causa - tutto
senza intervento di esperti. La visione fatalistica della condizione umana dà origine a
una concezione fortemente deterministica, che porta a sminuire la
capacità di prendere in mano il controllo della propria vita e di
fare scelte di comportamento consapevoli, la sua espressione più
significativa è il concetto di dipendenza, in cui la cultura
terapeutica esprime l'idea della debolezza del sé. Mi chiamano psicologo. Questo è un errore. Sono piuttosto
realista in un senso più alto, cioè descrivo tutte le profondità
dell'animo umano. [Cita le opere di Freud e di queste afferma] Ne fui illuminato
e sconvolto, la lettura mi lasciò esausto e svuotato, ma ne ebbi in
dote una piccola armatura speculativa che non mi ha più
abbandonato. Mi è venuto in mente che la psicoterapia è un inutile
tentativo di rovesciare l'irreversibile, di districare un groviglio
inestricabile. L'ansia è l'ombra dell'intelligenza. La salute è il vuoto che rimane dopo che è guarita la
cosiddetta nevrosi. Lo psicologo è un individuo che, per risolvere i suoi
problemi, si finge capace di risolvere quelli altrui. Si può affermare che Dante e Cervantes ci insegnano sulla
condizione umana quanto i più grandi sociologi e psicologi. [...] il concetto di reazione, [...] trova il suo massimo
promotore in Meyer: ogni individuo sottoposto a traumi abbastanza
forti può sviluppare una patologia mentale. - "[...] E comunque "incapacità di adattarsi"
non è un modo appropriato per definire le mie difficoltà, signore.
Non voglio essere distratto dai miei studi da problemi
superflui". La mia peculiare struttura neurologica (estremamente
sensibile: vertigini, mal di macchina, mal d'aria; mia sorella dice
che ho il "mal di vita") fa sì che solo guardare lo spettacolo sia
un immenso atto di coraggio personale. La maggior parte delle persone vuole sapere perché si
trova dove si trova, quando dovrebbe domandarsi che cosa stia
facendo. Oltre agli atti necessari per la sopravvivenza, gli esseri
umani parlano, ascoltano, pianificano, complottano, ricordano, fanno
previsioni, amano, lavorano, si meravigliano, immaginano e cercano
continuamente di provare di valere qualcosa. Queste attività sono
occasionalmente interrotte da perdite, ostilità, catastrofi,
rifiuti, fallimenti e rimpianti, fattori che consentono alla rabbia,
al dubbio, alle preoccupazioni, alla vergogna, al senso di colpa o
alla tristezza di turbare gli stati d'animo. I fortunati nati con
geni che padroneggiano le intrusioni, o chi ha goduto di un'infanzia
che gli ha consentito di imparare a sviluppare delle difese,
riescono a tenere a bada i fattori disturbanti. Un gruppo più
ristretto trova più difficile affrontare questo genere di
interruzione. Nel frattempo, la musa della storia, adagiata su una
nuvola, cambia continuamente lo scenario e riscrive la
sceneggiatura: le nuove generazioni pronunciano nuove battute di
dialogo, fanno nuovi progetti, ricordano nuovi fatti, valutano nuove
possibilità e trovano nuovi modi di sentire di valere qualcosa. Molti psicologi americani assumono che autonomia, fedeltà
a una coscienza privata, libertà dall'ansia per l'accettazione da
parte di altri o per le loro opinioni, e un senso di colpa ridotto
al minimo per il non onorare gli obblighi delle proprie categorie
sociali siano naturalmente "più sani" di un atteggiamento di mutua
interdipendenza con gli altri, del conformarsi alle richieste del
gruppo per mantenere l'armonia e del porre talvolta le domande della
famiglia, degli amici e dei datori di lavoro al di sopra dei propri
interessi personali. Nel culto californiano del sé le persone credono di poter
scoprire il loro vero sé, di separarlo da ciò che potrebbe
offuscarlo o alienarlo, di decifrarne la verità grazie alla
psicologia o alla psicoanalisi. Al centro della nuova cultura terapeutica vi è il fatto
che ognuno si confessa ripetutamente con chiunque altro. La confessione ha diffuso i suoi effetti ovunque. Ha un
ruolo nella giustizia, nella medicina, nell'istruzione, nei rapporti
familiari e nei legami amorosi, nelle vicende più comuni della vita
quotidiana e nei riti più solenni; con essa si confessano i propri
crimini, i peccati, i pensieri e i desideri, i malesseri e le
preoccupazioni; si va avanti a raccontare, con la maggior precisione
possibile, tutto quello che è più difficile da dire. [...] Gaetano Kanizsa era sempre stato scettico nei
confronti della psicoanalisi, e lo era diventato vieppiù col passare
degli anni. Troppe cose non tornavano, le spiegazioni sembravano
vaghe metafore a cui si sarebbero potute sostituire senza danno - e
dunque senza utilità - altre metafore, e la psicoanalisi appariva
così come il caso esemplare di un modo di "spiegare via" i fenomeni,
ossia di trovare una spiegazione, tanto plausibile razionalmente
quanto inutile e generica. La terapia analitica rappresenta una branca del pensiero
magico: cura entro gli stretti limiti dell'effetto placebo. C'erano persone, conoscenti di lunga data, in presenza
delle quali Strum si sentiva più solo che mai. La letteratura sulla psicoanalisi è pletorica. Il numero
di opere che spiegano, teorizzano, semplificano, complicano,
commentano, analizzano, riassumono, condensano, sviluppano, oscurano
la teoria di Freud è notevole. Altrettante glosse quanto quelle sul
cristianesimo, o, appena ieri, sulla patristica marxista. Di queste
tonnellate di carta inutile non c'è nulla da salvare. Le cogitazioni
degli psicoanalisti hanno lo stesso valore delle inutili prosopopee
dei vescovi nel Medioevo cristiano o discorsi marxisti-leninisti dei
membri del Politburo al Soviet supremo. Problemi che una volta erano considerati politici,
economici o educativi sono oggi ritenuti psicologici. La personalità, di questi tempi, è la somma di ciò che fa
colpo sugli stupidi. [Esistono] prove schiaccianti che i buoni risultati
dipendono dall'intensità, dal calore, dalla genuinità e dall'empatia
della relazione terapeutica. [...] colui che veramente esiste è solo l'uomo interiore.
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