INTERNET |
[la rete mette in causa ] le caste moderne, rendendo
accessibile a tutti e da parte di tutti lo sfruttamento dei dati secondo
uno stesso procedimento che, con la democratizzazione della lettura, ha
privato di legittimità le antiche caste sacerdotali. [...] Il segreto ha
cessato di esistere, il confidenziale è morto, il controllo totalitario
dell'informazione è diventato impossibile. (J. Lacoste) [il XXI secolo inizia dal 1989], l'anno che vide, con qualche mese
d'intervallo, la fine dell'ultimo impero, gli inizi della clonazione,
l'avvento di Internet. La rete è piena di informazioni, la facilità di accesso
alla rete è tale, che qualche volta io stesso clicco un motore di ricerca
invece di muovermi dal tavolo per arrivare alla libreria e controllare un
dato. Manovra pericolosa perché in genere si ignora chi abbia messo in
rete quell'informazione, quale attendibilità abbia, a quali eventuali
controlli sia stata sottoposta. Con i libri questo non succede. In
copertina figura il nome dell'autore, nei risvolti si trova qualche
notizia su di lui. Lo stesso nome dell'editore è spesso una garanzia; poi
ci possono essere apparati di supporto, per esempio una prefazione oppure
una bibliografia. Insomma chi legge è molto più protetto rispetto alle
informazioni anonime che si trovano in rete. Gli universitari, l'intellighenzia, i vecchi poteri, hanno paura
di Internet perché equivale a mettere in discussione il padre.
Inconsciamente gli intellettuali capiscono che con la Rete perdono il
monopolio della parola. Attraverso Internet si disegna un ordine che sfugge alla
verticalità delle istituzioni e favorisce l'orizzontalità di una
solidarietà comunitaria. Ormai la rete è entrata nelle vene della società, nelle
abitudini delle persone: non si fermerà per nessun motivo. [l'uomo nuovo ha i tratti del nomade], leggero, libero, ospitale,
vigile, connesso e fraterno. La prospettiva delle reti è ormai pronta per conquistare ogni sfera
delle attività umane, e quasi tutti i campi del sapere. È molto più di
un nuovo e utile strumento di analisi. Le reti sono, nella loro più
intima essenza, la stoffa di cui sono fatti quasi tutti i sistemi
complessi, e nodi e link permeano ogni nostra strategia volta ad
affrontare il nostro universo interconnesso. I Greci dicevano di una persona incolta: "Non sa leggere né
nuotare"; oggi bisognerebbe aggiungere: "né usare un
elaboratore". Le politiche governative dei Paesi ad alto sviluppo tecnologico
dovrebbero essere dirette a incentivare la diffusione globale delle
tecnologie per fronteggiare il "digital divide" che
separa il Nord dal Sud del mondo. L'architettura dell'intelligenza è l'architettura delle reti di
comunicazione [...]. Un modo per capire le reti è pensare alle comunità,
alle reti di persone. Oggi le reti individuali e sociali sono sostenute da
un'estensione tecnologica, un surrogato del sistema nervoso centrale
[...]. Le reti elettroniche, come quelle organiche, sanno come interagire
fra loro senza difficoltà e con efficienza. sono fatte di attività, da
persone e da macchine, da vera intelligenza (i software) e concrete
invenzioni [...]. Esse mettono insieme aree distanti per attività comuni
e qualche volta incidono su queste aree in modi visibili. Presto nessuna persona che voglia e debba svolgere una qualsiasi
attività produttiva o creativa potrà fare a meno di entrare in una
comunità telematica. Se oggi vi si accede liberamente per un
calcolo di opportunità, domani bisognerà farlo per necessità. Con l'avvento dell'era digitale l'interconnessione offre ai giovani
la possibilità di realizzarsi nel proprio tessuto sociale attraverso la
partecipazione alla rete globale estesa a tutto il pianeta. Internet può diventare uno strumento di conoscenza e di libertà
che sfugge ai poteri repressivi: ma ciò non deve fare trascurare gli usi
disgreganti, di violenza e di accecamento della coscienza che al contrario
se ne possono fare e se ne fanno tuttora. La prima mossa fu ricorrere all'unica grande rivoluzione
perfettamente visibile e certificata nella storia recente del genere
umano. Nei primi mesi del 2007 iniziai a digitare su google nomi e cognomi
che non pronunciavo a voce alta da molto tempo, a chiedere amicizie su facebook, a esplorare gli aggiornamenti dei blog e le rozze aperture
siderali di myspace. A volte la traccia era labile: vecchie conoscenze che
partecipavano a seminari accademici o si vedevano pubblicare su un
quotidiano on line i loro pareri sulle ultime convocazioni del ct
della nazionale di calcio. Nessun paese
evoluto può più permettersi di spegnere la rete senza pagare un Fornire un accesso al computer e a internet a tutti i bambini,
ricchi e poveri, maschi e femmine, di città e di campagna, può mitigare
quella forte discriminazione che oggi esiste fra la qualità dell'istruzione
accessibile ai ricchi e ai poveri. L'universo del social network e il
linguaggio digitale [...] non sono soltanto oggetti del pensare, ma
interferiscono direttamente nel processo di costruzione del pensare,
modificandone in maniera tendenzialmente molto incisiva la stessa logica di
funzionamento. La
gente non inventa cose su Internet, si limita a espandere un'idea che esiste
già. Grandi apparati
pubblici e privati, burocrazia, media, pubblicità, tecnocrazia, imprese,
politica, università, amministrazioni, talora la scienza stessa... ricorrono
alla vecchia presunzione di incompetenza e impongono il loro strapotere
rivolgendosi a presunti imbecilli chiamati "grande pubblico" [...]. [...] proprio
mentre la società si apre e spalanca nuove opportunità, la nostra cultura
sta vivendo una sorta di contorsione passatista. Le sconfinate praterie di
internet ci spaventano. Dunque reagiamo con scetticismo e timore, e
cerchiamo protezione nel vecchio ordine sociale. Ne discute il premio Nobel
per l’economia Edmund Phelps in un libro (“Mass Flourishing”, Princeton
University Press, pp. 378, euro 14,29) e in un saggio (“The Dynamism of
Nations: Toward a Theory of Indigenous Innovation”). Secondo Phelps, i
valori fondanti della società aperta e moderna – il pluralismo, la
competizione, il dinamismo – sono oggi vittima di un colpo di coda
corporativo. La tensione verso il progresso arranca a fronte della domanda
di sicurezza; la curiosità verso l’ignoto davanti alla ricerca di certezze.
Così si spiega – in politica – il ritorno del nazionalismo e del
protezionismo. E così si spiega – in economia – la riduzione del tasso di
crescita della produttività.
[...] ho notato che da quando i social media sono decollati, gli
stronzi hanno sempre più voce in capitolo. [...] I più grandi stronzi
ricevono la massima attenzione, tuttavia, e spesso finiscono per stabilire
l'atmosfera della piattaforma. |
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Pagina aggiornata il 24.05.19 |