copertina libroIn questo libro Peter Senge - esperto di apprendimento organizzativo e di pensiero sistemico al MIT e autore di La quinta disciplina - e Daniel Goleman, autore di Intelligenza emotiva e fondatore del movimento per l’apprendimento sociale ed emotivo, individuano gli strumenti cognitivi ed emotivi necessari ai giovani per contribuire al nuovo ambiente tecnologico, in cui sono nati e a trovarvi maggiori occasioni di autorealizzazione. Essi identificano tre insiemi di abilità essenziali per orientarsi nel nuovo mondo, caratterizzato da livelli elevati di distrazione e da relazioni personali sempre più precarie. Un mondo in cui l'interdipendenza tra le persone, gli oggetti e il pianeta si fa sempre più stretta. Tali insiemi di abilità, messi in risalto dagli autori, pertengono alla sfera interiore, al rapporto con gli altri e alla comprensione della realtà esteriore.

Riavviare un'educazione alla vita. L'educazione sociale ed emotiva sviluppa cinque abilità: autoconsapevolezza, autogestione, empatia, abilità sociali, decision making.
"La triplice attenzione (interiore, verso gli altri e verso l’esterno) può preparare al meglio i ragazzi per il futuro".
Concentrandosi su sé stesso, su una migliore comprensione del proprio mondo interiore e delle proprie aspirazioni più autentiche, il soggetto potrà accedere a una vita ricca di significato. Sintonizzarsi sugli altri porterà invece a sviluppare l'empatia, a essere cioè in grado di comprendere visioni del mondo, cognitive ed emotive, diverse dalla propria. Questo genere di attenzione aiuterà gli individui a prendersi cura degli altri e ad accrescere la capacità di lavorare, cooperando in un armonico gioco di squadra..
Comprendere il mondo nel suo insieme, infine, richiede un pensiero sistemico, che vada oltre il lineare «A causa B», quel tipico modo di pensare che riconosce l'esistenza di una sola risposta giusta, caratteristico del sistema educativo tradizionale. Quando tutte e tre le intelligenze vengono coltivate, i bambini fioriscono. Se un numero sufficiente di genitori, educatori e studenti sarà in grado di diffondere progressivamente l’apprendimento sociale ed emotivo e il pensiero sistemico nelle scuole, cresceremo "ragazzi sempre più felici, calmi e interiormente maturi, che raggiungeranno il successo nella loro vita e contribuiranno a cambiamenti fondamentali nella società". Esiste una relazione comprovata tra gli effetti dell’educazione sociale ed emotiva e il rendimento scolastico.

Concentrarsi su sé stessi. Perché è necessaria un'opera di alfabetizzazione emotiva? Perché riuscire a identificare con un nome preciso le emozioni che provano aiuta i bambini a comprendere meglio ciò che sta accadendo dentro di loro. Ciò costituisce la base essenziale sia per prendere le giuste decisioni sia per armonizzare comportamento ed emozioni nel corso dell'esistenza. Essere incapaci su questo versante può far deragliare la vita dei futuri adulti su itinerari sbagliati. L’autoconsapevolezza - rivolgere cioè l’attenzione al nostro universo interiore di pensieri e sensazioni - consente una corretta gestione di se stessi. Quando i bambini si mettono in sintonia con ciò che per loro è più rilevante, su ciò che li coinvolge, stabiliscono un contatto profondo con gli interessi che li motivano. Al contrario, inseguire gli obiettivi del proprio insegnante riguardo ciò che dovrebbero imparare, trascurando i propri, può indurre negli allievi un atteggiamento che considera lo studio composto unicamente da obiettivi altrui e, di conseguenza, non permettere loro di connettersi alla propria riserva personale di motivazione e di coinvolgimento.
Questo sintonizzarsi col proprio mondo interiore possiede inoltre un risvolto etico. Crescendo, infatti, il senso di essere allineati con i propri valori diventa una sorta di timone interiore. Nella vita e nella carriera tutto ciò porta a generare il «buon lavoro», "una potente combinazione di ciò che ci coinvolge, ciò di cui ci importa e ciò che riusciamo a eseguire con successo". Il buon lavoro necessita di entusiasmo, etica ed eccellenza.
Goleman e Senge sottolineano come, durante il percorso scolastico, le funzioni cerebrali che sovraintendono all’apprendimento lavorano al meglio quando siamo concentrati e calmi.

Addestramento all’attenzione nell’educazione sociale ed emotiva. Alcune scuole stanno già insegnando ai bambini a diventare «consapevoli». Il che significa prestare attenzione a ciò che pensano e provano senza essere sopraffatti da tensioni interiori. La nuova scienza dell’attenzione permetterà di aiutare i bambini a migliorare tale aspetto. L’attenzione costituisce l’abilità essenziale per l’apprendimento. La capacità specifica di mantenere l’attenzione dove si desidera viene definita controllo cognitivo. Il circuito per il controllo cognitivo si trova nella corteccia prefrontale, che funge da centro di controllo della mente. Si tratta dell'area cerebrale che ci consente di resistere alle distrazioni, di inibire gli impulsi deleteri, di posticipare la gratificazione per raggiungere i nostri fini, di essere pronti a imparare e di restare concentrati sulle nostre mete. Quando un bambino riesce a migliorare il proprio controllo cognitivo, sta contribuendo allo sviluppo di un ampio spettro di abilità vitali.
Evidenze scientifiche, frutto di ricerche accurate dimostrano come il controllo cognitivo determini il successo scolastico, più ancora più del QI e del grado di istruzione dei genitori.

Sintonizzarsi sugli altri. L’apprendimento sociale ed emotivo è complementare a quello scolastico. La padronanza di se stessi conferisce ai bambini resilienza nella vita e nell'apprendimento, e consentirà loro di perseguire gli obiettivi personali a dispetto degli ostacoli che dovranno affrontare. Tuttavia, la seconda parte dell'educazione sociale ed emotiva riguarda il concentrarsi sugli altri. Una competenza che sarà radicata in ciò che impariamo da bambini. Quando si parla di concentrarsi «sugli altri», una caratteristica che manca ancora nelle nostre scuole - persino nella maggior parte di quelle che insegnano l’educazione sociale ed emotiva - , si intende l’aiuto offerto ai bambini per coltivare la cura degli altri e la compassione. Una cultura scolastica di questo tipo offre la miglior atmosfera per l’apprendimento, dal punto di vista cognitivo ed emotivo.
"In generale, l’apprendimento è migliore in un’atmosfera calda e di sostegno, in cui esiste una sensazione di sicurezza, di essere sostenuti e accuditi, di vicinanza e di connessione".
In uno spazio del genere il cervello dei bambini raggiunge più prontamente lo stato di efficienza cognitiva ottimale, e di cura degli uni verso gli altri. Un’atmosfera come questa ha una particolare importanza per quei bambini che corrono il rischio di deviare, nel loro percorso di vita, a causa di esperienze precoci di deprivazione, abuso o abbandono.

Educazione sociale ed emotiva e tecnologia. Quando interagiamo direttamente, fisicamente con una persona, una parte del cervello legge istantaneamente migliaia di messaggi e suggerisce cosa fare per gestire al meglio l’interazione. Online vengono a mancare molti di questi feedback. I nostri centri nervosi sembrano più adatti alle interazioni "faccia a faccia". La tecnologia è meglio impiegarla nel comunicare informazioni. Meno efficace risulta invece nell'educazione sociale ed emotiva, dove è preferibile il rapporto faccia-a-faccia.

Identificare i sistemi. Questione importantissima: i sistemi di sostegno alla vita del pianeta stanno lentamente deteriorandosi a causa degli effetti collaterali indesiderati delle nostre azioni. Filogeneticamente i nostri allarmi scattano solo quando percepiamo una minaccia incombente, e le sfide offerte oggi dai sistemi planetari sono o troppo piccole o troppo grandi per le nostre percezioni. Dato che non riconosciamo subito le conseguenze negative delle nostre abitudini quotidiane - come i nostri sistemi di costruzione, energetici, industriali e commerciali danneggino quelli di sostegno alla vita sul pianeta - ci è facile trascurarle. Un sistema educativo aggiornato dovrebbe prevedere un certo grado di comprensione di questo fenomeno, che consentisse ai ragazzi di prendere decisioni migliori dei loro padri. È sperabile che, con una comprensione più approfondita dei sistemi, radicata nella consapevolezza e nella cura degli altri, gli studenti di oggi progrediscano nella loro vita preparati in modo migliore per prendere decisioni ottimali per sè stessi e per gli altri e utili alla sostenibilità della vita sulla Terra.

Comprendere il mondo nel suo insieme: pensiero e intelligenza sistemici. Ovunque ci troviamo facciamo sempre parte di un insieme più grande. La nostra intelligenza sistemica innata ha bisogno di essere coltivata. Con le nostre azioni urtiamo i sentimenti di qualcun altro senza rendercene conto, e le conseguenze di questo comportamento diventano visibili solo più tardi. Il ritardo temporale offusca la nostra comprensione di come abbiamo contribuito a creare il vero problema a cui reagiamo in seguito.
"L’elemento cruciale è essere molto aperti a ciò che i ragazzi vogliono veramente apprendere, e poi credere che loro siano in grado di generare vere intuizioni riguardo ad argomenti complessi, molto oltre quello che voi - l’insegnante - potete comprendere". Gli studenti arrivano a capire quanto le risposte elementari a problemi complessi non solo sono riduttive, ma di frequente anche dannose.

Complessità sociale. La complessità sociale procede sempre di conserto con quella dinamica, sfidando il nostro sviluppo cognitivo e quello emotivo. Quando gli studenti  imparano ad apprezzare gli alti livelli della complessità sociale, ciò non solo rende più profondo il loro apprendimento, ma accresce anche l’empatia nel contesto di importanti problemi sociali, una qualità che purtroppo oggi difetta. La società si trova di fronte a problemi veramente complessi. Possiamo stabilire in che cosa crediamo e difenderlo fino alla morte, usando le nostre idee come un martello. Oppure possiamo riconoscere la legittimità delle convinzioni altrui e tentare di apprezzare  le persone che le hanno elaborate.
Uno dei motivi per cui siamo sopravvissuti così a lungo è la nostra intelligenza sistemica innata. Insomma, la nostra capacità di collaborare.

La partnership potenziale tra educazione sociale ed emotiva ed educazione sistemica.  Più ne sappiamo del processo di sviluppo dell’intelligenza sistemica, più afferriamo le profonde connessioni esistenti tra la comprensione di sé, degli altri e dei sistemi più ampi ai quali tutti apparteniamo. Ciò dovrebbe portare alla collaborazione tra gli insegnanti dell’educazione sociale ed emotiva e quelli che si occupano di intelligenza sistemica. Ci troviamo in una fase iniziale della comprensione di quanto queste tre intelligenze siano correlate e delle sinergie che possono far crescere nella loro integrazione. Per esempio, educazione sociale ed emotiva e pensiero sistemico migliorano senza dubbio il processo decisionale individuale, il quinto obiettivo dei programmi dell’educazione sociale ed emotiva e l'abilità che ogni genitore ambisce per i propri figli. Le competenze di autogestione e autoconsapevolezza, promosse dall’educazione sociale ed emotiva migliorano la qualità di qualsiasi tipo di apprendimento. Nella "scala cognitiva" odierna la qualità più apprezzata dovrebbe essere la sintesi, mentre il riduzionismo, l'iperspecializzazione promuovono l'analisi, lo studio di brandelli isolati di conoscenza, all’interno di confini accademici arbitrari, come la separazione della matematica dagli studi sociali o dell’economia dalla psicologia. "Il pregiudizio a favore della frammentazione e dell’analisi è evidente nella tipica progressione, annidata nei programmi scolastici standard, verso argomenti definiti sempre più strettamente, progressione che tende a continuare fino all’università". Non a caso, nella società contemporanea, "un 'esperto' è qualcuno che sa molto su poco". Se però partiamo dal presupposto che tutto nell’universo sia interdipendente - concetto fondamentale, per esempio, nella fisica quantistica - e che tutti gli uomini possiedono questa intelligenza sistemica innata, concepiremmo una diversa scala cognitiva. Dovremmo considerare l’analisi e la sintesi come capacità cognitive complementari. Integrata con questa spirale di abilità cognitive dovrebbe essercene una seconda intessuta di abilità emotive.

Il vero potenziale degli studenti è di gran lunga superiore a quello che il sistema educativo comune, con la sua sottolineatura dello sviluppo cognitivo puro e dell’analisi rispetto alla sintesi, è progettato per produrre. Negli ultimi 200 anni l'istituzione-scuola è stata aggiornata solo "in modo incrementale", e mai in profondità. "Abbiamo ancora dei livelli predefiniti, che vengono attraversati dagli studenti in massa, con linee guida rigide sui programmi e insegnanti esperti che si suppone le facciano applicare". Ciò riguarda ancora l’80-90% dei programmi scolastici. L’educazione sociale ed emotiva e il lavoro sui sistemi promuovono invece lezioni fondate sull’esperienza, e un apprendimento cooperativo basato su progetti e sull’azione. In tale contesto gli studenti vengono intensamente coinvolti in argomenti significativi per le loro vite e si rendono responsabili del proprio apprendimento. Emerge un nuovo ruolo per gli insegnanti: non più "docenti", ma progettisti, facilitatori e decision maker .

Concentrarsi sulle vere innovazioni in ambito pedagogico non significa trascurare programmi e standard. Si tratta invece di cambiare la cultura della scuola. Una delle best practice dell’educazione sociale ed emotiva è, per esempio, coinvolgere i genitori per quanto possibile. Per far sì che il nuovo modello pedagogico iniziato a scuola trovi poi riscontro e continuità  anche nell'ambiente familiare. Il vero apprendimento si dispiega in una continua fusione tra pensiero e azione. Gli insegnanti che adottano il nuovo modello pedagogico di solito attraversano essi stessi processi profondi di apprendimento e cambiamento.
La scuola è un sistema complesso, in cui l’ambiente degli stakeholder è molto più articolato di quanto si verifichi nel mondo degli affari. "Quasi tutti sostengono che 'tutti i ragazzi possono imparare', ma siamo meno pronti a dire 'tutti gli insegnanti possono imparare'". Sempre più le aziende odierne sono alla ricerca di persone che abbiano autonomia di pensiero e che sappiano motivare e dirigere sé stesse nell’acquisizione delle competenze necessarie e lavorare in maniera efficace all'interno di un team, affrontando problemi complessi. Le imprese devono solo tornare a nutrire fiducia in istituzioni scolastiche in grado di sviluppare queste capacità. All’età di sette od otto anni, i ragazzi sono già abbastanza consci dei problemi ambientali e sociali globali. Ciò che principalmente viene loro meno è la sensazione che anche la scuola conosca tutto questo, e che possa prepararli ad agire efficacemente in proposito.

Le idee che Goleman e Senge propongono per una rifondazione del sistema scolastico appaiono entusiasmanti e condivisibili.