copertina libroPubblicato nel 1967, Cent’anni di solitudine si contraddistingue per uno degli incipit più famosi della narrativa novecentesca:

“Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendia si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica coatruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinanvano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche.”

José Arcadio Buendia è un uomo dotato di ingegno e di una forte immaginazione che, cercando di far fortuna, si inventa le più improbabili occupazioni e si dedica a studi esoterici, trascurando i doveri familiari e dilapidando le poche risorse messe da parte dalla laboriosa moglie Ursula.
Stringe amicizia con uno zingaro, Melquiades, portatore di una sapienza occulta. In seguito a questo incontro Arcadio si trasforma: da intraprendente diventa trascurato.

La vicenda si svolge a Macondo, un villaggio ordinato e operoso di non più di 300 abitanti, fondato dallo stesso José Arcadio Buendia, in un territorio poco fuori dalla sierra. L'intreccio del romanzo si fa a questo punto molto aggrovigliato e il lettore rischia letteralmente di perdersi tra la miriade di personaggi che sfilano sotto i suoi occhi.

Ursula con il denaro messo da parte fa ampliare la casa di famiglia. Aureliano spasima per una bambina, Remedios la bella, figlia di nemici di famiglia, i Moscote. Amaranta contende alla sorella Rebeca l’amore per un damerino italiano, Pietro Crespi. Melquiades muore. Aureliano sposa Remedios, cui ha insegnato a leggere e scrivere. José Arcadio impazzisce e viene legato a un albero. Remedios muore dopo aver dato alla luce due gemelli.

José Arcadio, un protomaschio dal grande vigore muscolare e sessuale, di ritorno dalle sue peripezie intorno al mondo, sposa la sorella Rebeca, che doveva contrarre matrimonio con Pietro Crespi.

Durante la guerra civile tra conservatori e liberali, in seguito all'uccisione selvaggia di una donna perpetrata dai militari al servizio della conservazione, Aureliano, dal carattere riflessivo e solitario, decide di organizzare una rivolta di cui prende il comando. Si succedono anni tempestosi. La guerra si prolunga. Aureliano Buendia si trasforma in un condottiero spietato e sanguinario. Sfugge più volte alla morte ed uccide e fa uccidere molte persone.

Amaranta dopo aver sognato una relazione con Pietro Crespi, quando questi la corteggia romanticamente e le propone di sposarlo, lo rifiuta. Crespi si suicida e Amaranta, divorata dal senso di colpa, si procura una profonda ustione a una mano. Amaranta rifiuta in seguito anche il corteggiamento del colonnello Gerineldo Marquez e rinuncerà per sempre a sposarsi.

Con il passo seguente garcia Marquez sintetizza il prosieguo della saga dei Buendia:

"Con la temerità atroce con la quale José Arcadio Buendìa aveva attraversato la sierra per fondare Macondo, con l'orgoglio cieco col quale il colonnello Aureliano Buendìa aveva scatenato le sue guerre inutili, con la tenacia insensata con la quale Ursula aveva assicurato la sopravvivenza della stirpe, così Aureliano Secondo cercò Fernanda, senza in solo attimo di scoramento."

Aureliano si ritira in un un laboratorio di oreficeria dove costruisce pesciolini d'oro. È un uomo che non sa amare, prevalentemente animato da uno spirito di ribellione.
La stirpe dei Buendia si estingue con Aureliano Babilonia. Macondo viene distrutta da un uragano biblico, mentre in casa Buendia nasce un bambino con la coda di porco, frutto di una relazione incestuosa.

Ursula contende al figlio Aureliano la palma di personaggio principale del romanzo. È lei, la donna di casa, a reggere le sorti della famiglia Buendia, con equilibrio, saggezza e laboriosità, nel susseguirsi delle generazioni. Gli uomini sono per lo più dediti ai piaceri della tavola e carnali o ai riti funerei della guerra. L'intreccio, ricco di colpi di scena, presenta l'avvicendarsi pirotecnico di personaggi e destini.

Realtà, fantasia e magia si mescolano armonicamente nel racconto di Marquez. Ci sono esagerazioni, iperboli, situazioni surreali, grottesche e talvolta comiche. Non a caso, si parla in relazione ai romanzi di Garcia Marquez, di realismo magico.

Sullo sfondo delle vicende umane narrate, risalta il contrasto tra riti e miti dei nativi e la civilizzazione degli occidentali, tra il mondo degli autoctoni e le istituzioni modernizzanti, tra la cultura ispano-americano e i processi di colonizzazione. Un incontro-scontro di civiltà tra i ritmi lenti e umani dettati dalla tradizione e il frastuono frenetico del capitalismo incombente.

Cien años de soledad può essere definita un'"opera mondo" ricca di vitalità.

Grazie a Cent’anni di solitudine, considerato il suo capolavoro, all’autore, il colombiano Gabriel Garcia Marquez (Aracataca, 1927 - Città del Messico, 2014), venne assegnato il premio Nobel per la letteratura nel 1982.

ordina un'edizione recente del libro